La carità, nutrimento della fede
18 settembre 2014
Un giorno una parola – Commento a Romani 15, 1
Il giusto prende conoscenza della causa dei deboli
(Proverbi 29, 7)
Or noi, che siamo forti, dobbiamo sopportare le debolezze dei deboli e non compiacere a noi stessi.
(Romani 15, 1)
C’è un legame tra i cristiani, secondo l’apostolo Paolo, che caratterizza la chiesa e questo legame dinamico, che è anche nutrimento della fede, è la carità. La carità, cioè mettere al centro del mio interesse le necessità dell’altro, è ciò che dovrebbe fluire istintivamente dall’insegnamento di Gesù. Il più forte a capo dei più deboli è la struttura che dà origine al branco, la chiesa è tutt’altro. Paolo altrove la paragona alle membra che costituiscono il corpo umano, nessuna parte è più importante dell’altra e la più forte ha il solo compito di sostenere la più debole per ottenere un movimento armonico.
Il movimento armonico è la vera solidarietà che la chiesa deve saper esprimere al suo interno, per essere efficace testimonianza di amore cristiano verso l’esterno. La nostra vita di relazione è fatta di cerchi concentrici, che man mano, dalle persone più vicine si allargano ad includere quelle più lontane, così è fatta anche una comunità ecclesiale. Si deve partire da chi mi sta accanto e la pensa diversamente da me, rispettando nel dialogo posizioni che non condivido ma cercando una comunione nell’amore unificante di Cristo. La carità, l’amore disinteressato e rispettoso dell’altro, non è un principio astratto ma un fatto molto concreto che posso esercitare nella quotidianità dei miei affetti personali e nella vita della mia chiesa. Seguire Gesù comincia anche da qui.