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Il Tribunale Permanente dei Popoli condanna il Tav

Segnalate reiterate violazioni dei diritti delle popolazioni locali, soprattutto in tema di mancata informazione e militarizzazione dell’area

Giornata storica quella di ieri domenica 8 novembre per il movimento No Tav e per tutte quelle realtà, in Italia e nel mondo, che si battono per garantire un’effettiva partecipazione nei processi decisionali delle popolazioni che vivono sui territori potenzialmente interessati dalla costruzione di nuove, grandi opere infrastrutturali.

E’ giunta infatti una condanna da parte del Tribunale Permanente dei Popoli, ente morale composto da giuristi e professori di fama internazionale, chiamato in causa dai membri del Controsservatorio Val Susa, interessati a far rilevare gli eventuali abusi dei proponenti l’opera, la tratta ferroviaria Torino – Lione.

I giurati, al termine di quattro giorni di dibattiti, testimonianze, visite in loco, hanno constatato che i governi dei due Paesi, Italia e Francia, hanno violato i diritti dei propri cittadini ad essere consultati, scavalcando sistematicamente le loro istanze. Raccomandano inoltre al nostro governo una rivisitazione della legge Sblocca Italia soprattutto nelle parti che impediscono l’informazione e il dialogo con la popolazione. Ma più di ogni altro aspetto condannano l’uso sproporzionato della forza mediante l’utilizzo dell’esercito violando in questo modo le libertà civili e i diritti universali dell’umanità.

Un ennesimo intoppo lungo la strada dell’opera più discussa e probabilmente più inutile della recente storia repubblicana del nostro Paese. Opera superata dai tempi, dai mutamenti dei flussi globali di merci, eppure tenuta ostinatamente in vita in nome di superiori interessi. Anche a costo di forzare la situazione, escludendo ogni voce di contrasto.

Oggi una sentenza di un tribunale così autorevole, capace in passato di condannare i responsabili delle violenze in Sud America, in Africa, a Chernobyl come in India, scrive una pagina nuova, una vittoria indubbia per tutti coloro che al Tav si oppongono ormai da un quarto di secolo.

Foto Claudio Geymonat

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