L’iniquità umana
27 ottobre 2015
Un giorno una parola – commento a Numeri 14, 19
Signore, perdona, ti prego, l’iniquità di questo popolo, secondo la grandezza della tua bontà
(Numeri 14, 19)
Gesù Cristo è il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati, e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo
(I Giovanni 2, 2)
Il versetto proposto dal Lezionario per oggi è parte di una preghiera di Mosè, in uno dei suoi tanti colloqui con Dio. C’è appena stato un sopralluogo nella terra promessa, ma gli inviati sono tornati pieni di spavento: gli abitanti di quella terra sono dei giganti, dei nemici invincibili. C’è nel popolo spavento, incredulità nella promessa di Dio, voglia di abbandonare tutto e tornare indietro e ribellione al progetto che è costato già tanta fatica e in cui si era riposta tanta speranza. Molte volte nella vita ci capita di essere molto vicini a realizzare il sogno della nostra vita, ma di esser convinti di non potercela fare. Siamo vecchi e non abbiamo più le forze, abbiamo già avuto troppe delusioni, non riusciremo mai a convincere gli altri, è impossibile cambiare il modo di essere del mondo… e la colpa è degli altri, dei malvagi che sono invincibili!
Mosè parla di «iniquità di questo popolo». La causa dell’insuccesso non è negli avversari che sono troppo forti, ma nel peccato che è collettivo, anche se il popolo è fatto di molti individui, ciascuno dei quali porta la sua parte di responsabilità. Gli increduli, un’intera generazione, non entreranno nella terra promessa: sono destinati a vagare a lungo nel deserto (40 anni). Il peccato consiste soprattutto nella mancanza di fede nel Dio che ha messo nei cuori il progetto di cammino verso la libertà e insegnerà la via, risolvendo i problemi man mano che si dovranno affrontare. Il peccato di tanti esseri umani diventa il sistema iniquo che è alla base di tanto male nel governo del mondo. E sembra impossibile creare dei sistemi più giusti basati sulla pace e il sostegno reciproco, nel rispetto della terra che ci contiene.
A volte ci viene di chiederci perché la Bibbia sottolinei tanto il concetto di peccato creando in noi tanti sensi di colpa e di incapacità di gestire la nostra vita personale e ancora meno quella associata. In realtà la Bibbia ci impedisce di farci illusioni sulle nostre capacità, ma è una continua testimonianza della volontà di Dio di creare e ricreare il nostro futuro secondo le sue direttive. C’è sproporzione fra la «grandezza della bontà di Dio» e l’iniquità umana, ma la bontà di Dio è quella che tiene in vita il mondo.