Orfano a chi?
05 settembre 2014
Un account Twitter di successo è insidioso: una sola parola sbagliata può rovinare il buon lavoro di mesi.
Tra i simboli del vento di cambiamento che Francesco ha portato nella Chiesa cattolica romana è l'account Twitter in diverse lingue «Pontifex». Da utente protestante della rete, già apprezzai l'apertura dell'account da parte di Benedetto XVI, ma principalmente per un effetto collaterale: l'imposta chiusura dell'omonimo sito integralista e reazionario.
Con Francesco, però, l'account Twitter ha acquisito valore proprio, anche se non sarà il papa a "cinguettare" materialmente. L'account Pontifex infatti contiene spesso parole edificanti, messaggi di pace, esortazioni ecumeniche a perseverare nella fede ed è seguito anche da non cattolici.
Tuttavia, un account Twitter di successo è insidioso: una sola parola sbagliata può rovinare il buon lavoro di mesi.
È successo l'altro ieri: «Un cristiano che non sente la Vergine Maria come madre è un orfano».
Lasciamo perdere che potrebbe sembrare che parli dei protestanti, unici cristiani che dichiaratamente vedono Maria come madre solo di Gesù, ma non credo sia il caso. Colpisce, piuttosto, in questo tweet l'uso disinvolto della parola «orfano», quasi fosse un handicap di cui vergognarsi.
Avesse detto invece: «Il devoto di Maria non è mai orfano» avrebbe avuto una diversa sfumatura, di speranza, di guarigione dal dolore di un lutto avvenuto o a venire.
Questo incidente dimostra non tanto la fallibilità, se non del papa, del suo account Twitter, ma quanto siano delicati i social network: una parola sbagliata non detta, ma scritta e che può circolare tra migliaia di utenti per un tempo indefinito. «Chi parla male, pensa male e vive male» diceva Nanni Moretti in un suo film. Per un'efficace testimonianza cristiana sul web, bisogna sforzarsi a scrivere bene.