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La famiglia cattolica e «le strade dell’amore»

Il Sinodo straordinario dei Vescovi cattolici sulla famiglia interrogherà il Vaticano su numerosi temi: dalle unioni «di coppie che vivono insieme senza matrimonio religioso o civile», all’accompagnamento dei divorziati risposati, dalle unioni di persone dello stesso sesso al problema dell’educazione dei loro figli

La famiglia un tema su cui la chiesa cattolica torna finalmente a riflettere e a interrogarsi con il Sinodo 2015 tra il «coming out» del monsignor Krzysztof Charamsa (membro della Congregazione della dottrina della fede), arrivato con tempismo perfetto proprio alla vigilia del Sinodo e occupandone di fatto l’apertura mediatica ufficiale e le dichiarazioni di papa Francesco che ha voluto ricordare quanto il Sinodo non sia «un Parlamento dove regna il compromesso», ma che la chiesa deve tenere «le porte aperte ad accogliere chiunque bussa chiedendo aiuto e sostegno».

Un importante momento di incontro romano Lgbt promosso dal «Global network of Rainbow Chatholics» – per avviare una nuova rete globale di cattolici Lgbtqi – proprio a margine del Sinodo – si è tenuto lo scorso sabato a Roma dal titolo «The Ways of love-Istantanee (le strade dell’amore) di incontri cattolici con le persone Lgtb e le loro famiglie», Conferenza internazionale completamente ignorata dall’informazione generalista. Il convegno ha proposto testimonianze di cura pastorale ed inclusione Lgbt già in essere nella chiesa cattolica, un modo per contribuire alla discussione su matrimonio e la famiglia all’interno del Sinodo Vaticano 2015.

«La questione delle persone omosessuali nella chiesa cattolica – ha rilevato Vittorio Bellavite, coordinatore nazionale di “Noi siamo chiesa”, sezione italiana del movimento internazionale We Are Church, per la Riforma della chiesa cattolica – fu discussa al Sinodo dello scorso ottobre. Una nuova attenzione sembrava emergervi (si veda la Relatio post disceptationem). Nei due questionari sottoposti alla discussione del Popolo di Dio ci risulta, per quello che si è potuto sapere, che la questione di una pastorale diversa di tipo inclusivo sia stata sottoposta in modo diffuso. Però il documento di base per il Sinodo (l’Instrumentum Laboris al cap. 131), ha toccato la questione in poche parole e ha sostanzialmente confermato – ha proseguito Bellavite – la posizione ufficiale contenuta nel Catechismo del 1992. Si è così pensato di cancellare la discussione su questo problema?», una delle domande alle quali si è cercato di dare risposta all’incontro moderato dalla giornalista Rai, Gabriella Caramore, conduttrice del programma «Uomini e profeti in onda su Rai Radio3 e dagli ospiti d’eccezione intervenuti all’incontro, tra cui Mary McAleese, già presidente della Repubblica d’Irlanda da dal 1997 al 2011; la suora statunitense Jeannine Gramick e l’italiana suor Anna Maria Vitagliani; ed ancora il vescovo messicano Raùl Vera.

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«È comprensibile – ha proseguito Bellavite – che gli omosessuali cattolici nel mondo, di fronte a tanto non casuale silenzio, abbiano deciso di organizzare l’importante incontro “Le strade dell’amore” per dare testimonianza di situazioni in cui gli omosessuali nella chiesa sono presenti e accolti, ciò per inviare un eloquente messaggio al Sinodo. Si tratta di realtà significative ma ancora isolate che dovrebbe essere compito dei padri sinodali ascoltare per poi proporre che l’accoglienza di tutte le sorelle e i fratelli omosessuali, a pieno titolo e con ogni diritto e dovere, diventi la linea pastorale di tutta la chiesa universale».

Tra i promotori dell’iniziativa romana, come unica organizzazione italiana, figurava «Nuova Proposta», associazione laicale «di uomini e di donne omosessuali cristiani impegnati nel condividere il proprio percorso di crescita spirituale e umana attraverso il confronto comune di esperienze di vita e di fede», ha ricordato il presidente e portavoce Andrea Rubera. «Con noi – ha proseguito – hanno promosso il convegno associazioni ed enti, a noi similari, di tutto il mondo: Spagna, Zambia, Malta, Stati Uniti, Inghilterra, Germania, Cile, Polonia e Malta. Le storie presentate in occasione della conferenza – prosegue Rubera – sono realtà di successo da molti anni; possono essere utili, quindi, come modelli per i vescovi riuniti nel Sinodo che discuterà nuove modalità per accogliere e includere le persone Lgbt nelle comunità ecclesiali. La testimonianza di questi leader pastorali dimostra come l’inclusione delle persone LGBT stia già avvenendo fra i cattolici di tutto il mondo, anche in assenza di linee guida concrete da parte cella gerarchia».

«Prendendo ispirazione dalla seconda enciclica di Papa Francesco, Laudato si' – conclude Andrea Rubera - pensiamo che sia, ormai, giunto il momento per tutti noi di costruire e prendersi cura della nostra casa comune, la Chiesa, con l'impegno di ciascun membro della comunità cattolica romana. La nostra casa comune non ha bisogno di lotta o divisione. Dobbiamo trovare il posto giusto per ogni membro del popolo di Dio, tra cui le persone LGBT ».

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