Uno stop all’ampliamento del Giardino dei Giusti a Milano
05 ottobre 2015
Creato nel 2003, ora le polemiche riguardano le nuove installazioni previste
Una montagna di macerie della seconda guerra mondiale e i calcinacci degli ultimi residui dei bastioni spagnoli del seicento. E’ una collinetta di 50 metri di altezza nel cuore della zona ovest di Milano il monte Stella, dal nome della moglie dell’architetto Piero Bottoni che lo progettò nel 1940, ma per i milanesi è sempre stata la “Montagnetta di San Siro”.
Nata per coniugare necessità e virtù, smaltimento di residui crollati e volontà di dare un minimo di movimento al piatto panorama meneghino, in poco più di 50 anni ha ospitato di tutto: gare di corsa, di bici, addirittura di sci con i campioni della coppa del mondo, e dal 2003 i trecentosettanta mila metri quadrati sono anche sede del Giardino dei Giusti. Voluto dalla giunta Moratti nel Giardino ogni anno viene piantato un albero in onore di donne e uomini che con i loro gesti si opposero a genocidi e crimini contro l’umanità. Fra i primi ricordati Andrej Sakharov, Svetlana Broz, Moshe Bejski.
Il Giardino dei Giusti è finito al centro delle polemiche in questi mesi per la spaccatura che si è consumata anche in giunta comunale fra i fautori e i detrattori del nuovo progetto di ampliamento. Il consiglio di zona ha accolto le istanze dei molti comitati di cittadini che lamentano l’eccessiva invasività delle strutture previste – 2800 metri quadrati di opere in acciaio corten, cemento armato, reti elettrosaldate, fondamenta permanenti in calcestruzzo - che andrebbero a mutare in maniera permanente l’aspetto della collinetta sottraendo ampi spazi verdi ai cittadini.
Pd e Sel da un parte, favorevoli al progetto, il resto della sinistra e l’opposizione dall’altra, a criticarne le caratteristiche e le modalità procedurali che hanno portato a tale scelta. Ora i cittadini e i loro referenti di zona hanno votato no; sarà necessario un ripensamento per coniugare diverse sensibilità.