Vecchie e nuove povertà: i giovani a confronto
25 settembre 2015
A Trieste fino al 4 ottobre torna il Forum mondiale dei giovani “Diritto di dialogo”
Dal primo ottobre fino a domenica 4 a Trieste torna il Forum mondiale dei giovani “Diritto di dialogo”. È l’ottava edizione e il tema è “Vecchie e nuove povertà. Europa e altri mondi”. Giovani da 37 paesi del mondo si troveranno nello stesso luogo per confrontarsi su un tema particolarmente attuale in un’Europa che sempre più sta affrontando il problema delle vecchie e nuove povertà, là dove la parola può indicare l’assenza di patria e di prospettive per il futuro. Il Forum è realizzato dall’Associazione “Poesia e Solidarietà” di Trieste, insieme al Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Trieste e in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi e Documentazione per la Cultura Giovanile, diretto dalla professoressa Gabriella Valera, che del Forum è ideatrice e con la quale abbiamo parlato.
Abbiamo detto “forum dei giovani”, ma di chi si tratta più nello specifico?
«Sono giovani che vanno dai 18 ai 30 anni provenienti da ambienti diversi: possono essere studenti universitari, di master, dottorati di ricerca, possono anche venire dall’associazionismo culturale o sociale; molti si impegnano nelle grandi associazioni per i diritti umani. Un numero significativo sono i partecipanti che arrivano da paesi africani come la Nigeria, il Ghana o il Camerun, posti dove sono presenti grandi organizzazioni che si occupano di diritti umani e che mandano i giovani ai vari forum o iniziative internazionali. La loro partecipazione prevede molte difficoltà, per esempio per ottenere i visti necessari: i ragazzi vengono sempre considerati persone che vogliono allontanarsi dal loro paese e c’è molta diffidenza nei loro confronti.
Ci sono poi giovani che vengono da Germania, Inghilterra, Francia o dall’Europa dell’est; il Forum è davvero internazionale e raccoglie voci di ogni genere dal punto di vista della provenienza e della formazione».
Il Forum si chiama “Diritto di dialogo”. Perché?
«Il forum si chiama “diritto di dialogo” perché è stato creato con la precisa intenzione di affermare la condizione dialogica come diritto fondamentale; la possibilità di dialogare significa capirsi, potersi esprimere, spiegare, comprendere e conoscere. Questo è il nostro impegno di ogni anno: i ragazzi vengono, si ascoltano, portano nelle loro terre delle idee che fanno germinare a volte addirittura creando delle piccole sezioni del forum nei paesi di provenienza.
I risultati dell’esperienza di questi anni sono interessanti sotto ogni punto di vista; è come se i temi che si affrontano siano frutto di un dialogo che matura e viene portato avanti negli anni nei vari Forum. Ci si accorge di come la cultura giovanile sia più capace di porsi all’interno dei problemi forti che attanagliano l’anima delle persone e questo costringe tutta la cultura, non solo quella giovanile, a una grande meditazione e a una riflessione sui paradigmi secondo i quali noi agiamo e lavoriamo, costruiamo il mondo e la società».
La povertà indica evidentemente una sottrazione, che sia economica, culturale o di altro genere. Ci sono già delle suggestioni sulla valenza plurima di questa parola e su come verrà sviluppato il discorso?
«È molto interessante come i temi che vengono lanciati sono sempre trattati in maniera pluriversa e mai secondo la codificazione normale. Si possono costruire molte relazioni partendo dalla parola povertà, per esempio quando si parla di sottrazione di diritti e di cultura; essere poveri significa cioè non avere la capacità o la possibilità giuridica di fare determinate cose. Povertà è anche la rovina dell’ambiente, e noi in questo senso abbiamo organizzato delle tavole rotonde legate al tema dell’Expo, alla Carta di Milano e al progetto We-Women».
Sarà presente anche il poeta e scrittore Aldo Nove..
«Aldo Nove è interessante per la sua scrittura ma anche per la sua vita e la sua umanità, per il suo modo di essere umano. L’occasione di quest’invito è partita da un giovane polacco che ha mandato un intervento sulla rappresentazione della precarietà nell’opera di Aldo Nove, quindi l’abbiamo invitato proprio perché si potesse confrontare con questo giovane e con tutti gli altri presenti.
Siamo abituati a parlare dei giovani in termini di soggetti educativi, mentre il nostro intento è quello di tirare fuori la cultura giovanile. Cerchiamo sempre di invitare delle personalità il cui rilievo sia allo stesso tempo umano e scientifico, umano e letterario, umano e culturale, perché riteniamo che questa sia l’essenza di un progetto culturale: non fermarsi all’aspetto artistico, estetico o formalmente disciplinare e tecnico, ma tentare di dar forza alla scienza, alla conoscenza e all’arte attraverso una sintesi culturale che è data dall’uomo e dal suo incontro con gli altri».
Qual è l’importanza della presenza fisica nell'esercitare il “diritto di dialogo” ?
«Noi pensiamo che la cultura, così come la scienza, abbia una sua pregnanza performativa, un termine usato per lo più per il teatro, ma la cui idea in realtà ha a che fare col linguaggio. Il linguaggio performativo è quello che fa sì che le cose si trasformino per il solo fatto di essere state dette in un certo modo: il dialogo colloca le persone in una condizione diversa da quella in cui si trovava prima. Gli interlocutori, parlando, cambiano continuamente, quindi il dialogo è un aspetto fondamentale della società proprio per questa sua forza performativa e di cambiamento di tutte le relazioni sociali, ed è chiaro che questi aspetti riguardano tutto il sistema delle relazioni tra cui la gestualità, lo sguardo, l’intensità della parola; l’inclusione del gesto rende tutto, anche fisicamente, significante. La società è fatta di questa realtà. Non dico che la parola scritta debba essere eliminata, anzi, lo stesso scritto acquisisce corposità, voce, tonalità se posto all’interno di una mentalità dialogica».
È possibile seguire i lavori del Forum grazie alla diretta streaming dal sito www.castellodiduino.it