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Se la crisi migratoria cambia la geografia dell’Europa

La guida Routard per i migranti sembra un aiuto concreto verso chi, in fuga, attraversa stati che non conosce. Ma quale idea di Europa ci restituisce?

Come aiutare i rifugiati? La domanda che molti cittadini e istituzioni si stanno facendo in questo periodo di guerra e migrazioni forzate in diverse parti del mondo. Se lo è chiesto anche il direttore della collana di Guide Routard, i manuali di viaggio utilizzata da turisti di tutto il pianeta: la risposta è giunta con l’ideazione della guida “Hello”, un fumetto di 90 pagine che illustra a chi sta viaggiando verso l’Europa quale sia la strada migliore da compiere, dove si trovino i luoghi di culto, i servizi e altre informazioni indispensabili in paesi di cui non conosce nulla, spesso nemmeno la lingua. Un modo utile per districarsi nel viaggio verso l’Europa dei confini. Quella stessa Europa che è nata con la caduta di un muro, nel 1989, e che ora rimarca le barriere che Schengen aveva ammorbidito. Ma come sta cambiando la geografia del Vecchio continente con la costruzione di nuovi muri, reti, canali e isole irraggiungibili? «I confini non sono mai spariti del tutto, hanno solo visto ridotte alcune funzioni, come il presidio e il controllo alla frontiera per ragioni fiscali o migratorie – dice Egidio Dansero, professore di geografia politica ed economica all’Università degli Studi di Torino – ora alcuni paesi riprendono queste funzioni per sancire delle discontinuità tra dentro e fuori. Ma di fronte alla progressiva affermazione dei diritti fondamentali dell’uomo questo ragionamento tiene sempre meno».

La guida è uno strumento concreto e utile non solo per i migranti, ma anche per chi vuole porsi in un atteggiamento positivo nei confronti di questi fenomeni. Per quanto riguarda la questione dei confini, un altro nodo importante da considerare è che il sistema economico capitalistico fa leva sulla sparizione delle frontiere che, però, si continuano a rinforzare. Più che un cortocircuito sembra un ossimoro.

Se la geografia non è statica, abbandonarne l'idea ci permetterebbe di osservare meglio il fenomeno migratorio, nonché i cambiamenti fisiologici dell'Europa «Non solo non c'è staticità – dice Dansero – ma ce ne sarà sempre meno». Lo spazio è organizzato in modi diversi che coesistono nello stesso tempo.

Serve un salto in avanti da parte dell’Europa, magari secondo gli stessi principi che hanno contribuito a farla nascere.

Foto:"Hungary-Serbia border barrier" by Bőr Benedek - https://www.flickr.com/photos/borbenedek/21428822521. Licensed under CC BY 2.0 via Wikimedia Commons.