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Solo il Cristo, non il culto, dà la salvezza

Una riflessione dopo la conversazione dei pastori Tourn e Ricca

Ho letto attentamente la bella e dotta «conversazione a briglie sciolte» tre Paolo Ricca e Giorgio Tourn pubblicata su Riforma n. 33.

Concordo pienamente con Paolo Ricca che dice «altro che cancellare i membri di chiesa che non frequentano, piuttosto andare a cercarli». Un ricordo personale: anni ‘50 ad Agape, allora ero là come membro residente della Comunità d’Agape. V’era un incontro pastorale, ed io ero stato incaricato di accogliere i convenuti. Appena arrivati un «anziano-evangelista», che curava come pastore le chiesa di Caltanissetta e Grotte, mi apostrofò in pubblico duramente dicendo: «Dì’ a tuo padre che se non viene al culto lo cancello da membro di chiesa di Grotte». Io ingoiai il rospo e stetti zitto.

Frequentare più o meno i culti non è di certo la salvezza. Dedicare molto tempo e tante energie alle opere sociali non è la salvezza, come dice giustamente Paolo Ricca: «La malattia è che siamo tutti volti al sociale, cosa sacrosanta, ma nel sociale esauriamo il discorso cristiano, fuori di là siamo muti.»

La vera salvezza è in Gesù Cristo morto e risorto per noi tutti. «Gesù Cristo e nessun altro può darci la salvezza. Infatti non esiste al mondo altro nome al quale Dio abbia dato il potere di salvarci» (Atti 4, 12)

E ancora, pensiamo alla parabola del buon Samaritano. Il sacerdote che rappresenta tempio, culti, sacrifici, non è salvezza. Il Levita che rappresenta l’opera diaconale non è salvezza. Il Samaritano che ama e dà tutto è salvezza. E chi è il buon Samaritano se non Cristo, il Signore crocifisso e risorto ? Quindi «predica la Parola, insisti in occasione favorevole o sfavorevole, convinci, rimprovera,, esorta con ogni tipo di in segnamento e pazienza...» (II Timoteo 4, 2) e ancora Paolo ai Romani (10, 14): «Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentire parlare se non c’è nessuno che l’annunzi»?

Mi viene in mente quindi quello che insegnava il prof. Valdo Vinay (in «Teologia pastorale»): «Le visite pastorali spesso occupano un posto preminente nell’attività di un pastore e assorbono una parte considerevole del suo tempo. Al pastore che visita la gente nelle case sono offerte molte possibilità di colloquio e di annunzio per recare l’Evangelo nell’intimo della vita degli uomini… È però anche vero che alcuni non vogliono l’Evangelo e il pastore se ne dovrà tornare senza aver lasciato loro la benedizione e la pace. Pure il pastore non dovrà dimenticarle appunto perché Gesù è venuto a chiamare non i giusti ma i peccatori a ravvedimento». Oggi, quanto seguono questi insegnamenti?!

Un’ultima cosa amministrativa. Sino al 1960 la Chiesa valdese in Italia divisa in 5 distretti era amministrata da 17 persone: 7 membri della Tavola più dieci membri laici che affiancavano i capi distretti che erano membri della tavola. Oggi tra membri della Tavola, presidenti e membri delle commissioni esecutive distrettuali, sovraintendenti e membri dei consigli di circuito si arriva al numero di 106 persone impegnate che amministrano la chiesa valdese. Sì, la più parte di loro svolgono questo impegno da volontari, ma si impegnano in viaggi, riunioni amministrative (logicamente a spese della chiesa), e purtroppo i membri della chiesa valdese in Italia non sono certo di più di quelli del 1960! Anzi, tante chiese sono scomparse, ad esempio in Sicilia Grotte, Mazzara del Vallo, Castelvetrano. E ci sono nuove chiese? Non mi risulta.

Possa lo Spirito del Signore soffiare su noi tutti e darci di cercare anzitutto il suo Regno che viene.

Foto via Pixabay