La Parola di Dio donata e feconda
26 agosto 2015
Un giorno una parola – commento a Marco 4, 20
Ti prego, consulta oggi la parola del Signore.
(II Cronache 18, 4)
Quelli poi che hanno ricevuto il seme in buona terra, sono coloro che odono la parola e l’accolgono e fruttano il trenta, il sessanta e il cento per uno.
(Marco 4, 20)
La tua parola tocca il profondo del cuore, la tua parola rende sani il corpo e l’anima. La tua parola rallegra il mio cuore. La tua parola dà consolazione e felicità.
(Johann Olearius)
Johann Olearius, pastore luterano, fu un appassionato compositore di inni nella Germania del 17° secolo ed è qui citato con versi che celebrano la capacità della parola di Dio di toccare il cuore, di guarire, di offrire consolazione e gioia profonda. Olearius ne parla rivolgendosi a Dio in seconda persona: “La tua parola…”, perché la parola di Dio non è unilaterale, autoritaria ma dialogica, si offre a noi per suscitare domande, ci interpella, crea un movimento dell’animo che produce conoscenza, trasformazione, crescita. Anche molti salmi e tanti nostri inni cantano la bellezza e la bontà della parola di Dio. La parola è soffio leggero, è cammino di vita, è segreto profondo ed è voce che “mai non tacerà”, è “voce di perdono”, “voce di salvezza”, “voce di vittoria” che “a noi tutti vuol donar una fede salda e lieta sulla terra inquieta”, recita un altro canto.
Lasciarsi abitare dalla parola del Signore permette allo Spirito di Dio di scavare dentro di noi per offrirci un nuovo sguardo su noi stessi, per rivelarci ogni giorno la misericordia di Dio, per aiutarci a vedere l’altro da noi da un’angolatura diversa.
La parola di Dio è sempre parola donata. Ed è parola feconda. Gesù ne parla molte volte e spesso lo fa paragonando la parola ad un seme che gettato nella terra buona ha un’enorme capacità generativa di vita. E così oggi la stessa parola di un tempo si offre a noi per esortarci: “Consulta oggi la parola di Dio”! Oggi. E poi domani e dopodomani.
Dal giorno della mia conversione ho imparato a portare la Bibbia sempre con me. Oggi c’è chi ce l’ha sul cellulare, ma non con la stessa costanza la leggiamo e la meditiamo. So che per amor di me stessa devo farlo e so anche che quando lo faccio la Parola mi parla aprendo dentro di me nuovi orizzonti di senso, nuove intuizioni. E allora una lode sgorga naturalmente dal mio cuore rinfrancato e chiedo a Dio in preghiera: “Ti prego, Signore, rendi la mia/la nostra, una terra accogliente. Fa’ che produca frutti buoni alla tua gloria! Amen”.