Dostoevskij continua a interrogarci
21 agosto 2015
La leggenda del Grande Inquisitore interpretata da Gustavo Zagrebelsky
Di fronte a Dostoevskij chi intenda scrivere un saggio critico muove in genere da precise domande, ipotesi di partenza. Solo che, cammin facendo, queste domande si complicano e si intrecciano con altre nuove che ne scaturiscono; e poi capita che alcuni nodi restino irrisolti e che alcune questioni debbano proprio restare aperte, anche per il lettore. Non sfugge a questa logica il complesso libro di Gustavo Zagrebelsky, giurista già presidente della Corte Costituzionale, imperniato sulla «Leggenda del Grande Inquisitore» contenuta nel capolavoro I fratelli Karamazov, ma che si estende a tutta l’opera di Dostoevskij, dal Sosia a Delitto e castigo, dalle Memorie del sottosuolo ai Demoni, da L’idiota ai Karamazov.
La Leggenda ha un posto centrale nel romanzo: lo racconta nelle pagine precedenti Ivàn Karamazov, a pranzo con il più giovane fratello Alesha, dopo aver dichiarato la propria ribellione verso quel Dio che consente ogni nefandezza (per esempio contro i bambini); e nei due successivi capitoli si porranno le basi per una sorta di «delega» del Male da Ivàn a qualcun altro, che avrebbe campo aperto per ucciderne il padre. Ivàn godrebbe delle conseguenze, senza essere in prima persona responsabile dell’omicidio. Ivàn racconta dunque di quando Gesù Cristo, tornato sulla terra nel XVI secolo, giunge a Siviglia, dove il Grande Inquisitore ha decretato la condanna a morte di un gran numero di eretici. Anche Cristo viene incarcerato, perché colpevole di «disturbare» l’opera della Chiesa, che opera per portare felicità agli uomini: come? Risolvendo i problemi al posto loro, con la spada, se serve. La Chiesa (il potere) dunque si dà il compito di evitare a uomini e donne di prendersi delle responsabilità, lo fa per loro, a scapito della loro libertà.
E qui partono le domande. È possibile che il Male venga riscattato nel Bene? O questo contrasto è destinato a restare «insanabile»? (pp. 38 e 40). E ancora: i drammi che contrappongono le persone le une alle altre vanno di pari passo con i drammi dell’interiorità, quando essa sia «divisa», scissa, duplice (è il caso, esplicito, del Sosia)? Dostoevskij accenna qui a uno scenario che si aprirà al pensiero e alla letteratura solo con Freud e Kafka, e ci spalanca una visione inquietante su noi stessi.
Le domande successive cominciano a toccare la vita di ognuno: accertata la presenza del Male nel mondo possiamo chiederci quali siano le possibilità che esso ha di affermarsi. Zagrebelsky (che fa largo uso del materiale biblico lungo tutto il libro) se lo chiede (p. 6) con le parole di Luca: «... il diavolo, dopo aver finito ogni tentazione, si allontanò da lui fino a un momento opportuno» (4, 13). La risposta sembra arrivare nelle pagine dell’Idiota: la vera vittoria di Satana sarà l’apatia quotidiana, l’indifferenza al Male (p. 145). E rivoltando i termini della questione, l’autore suggerisce una risposta che ancora una volta – manco a dirlo – lascia i giochi aperti: si ha un bel dire, come fa Ivàn, che «se Dio non c’è, tutto è possibile»; si dovrebbe invece dire che «solo se Dio c’è, vale la distinzione e la tensione tra il bene e il male e dunque può esserci accettazione o rifiuto» (p. 152).
Come dibatterci allora tra le forze che ci tirano di qua e di là? Non possiamo fare altro che accettare che non stiamo vivendo nella dimensione escatologica delle «cose ultime», che per chi ha fede si manifesteranno con il ritorno (vero) di Cristo e con l’avvento di nuovi cieli e nuova terra; che annaspiamo alla meglio nella dimensione delle cose penultime, che Zagrebelsky riprende dall’Etica di Bonhoeffer (p. 183): solo un atto di grazia ci può salvare, portandoci da una parte piuttosto che dall’altra. Ma a questo punto la nostra domanda non è un interrogativo, un indovinello: è una richiesta che si fa preghiera, a cui Dio – che non si comporta come gli umani – non mancherà di rispondere.
* G. Zagrebelsky, Liberi servi. Il Grande Inquisitore e l’enigma del potere, Torino, Einaudi, 2015, pp. XIII-292, euro 30,00.