Un amministratore calvinista
22 luglio 2015
L'ultimo saluto a Giorgio Odetto, sindaco di Rorà per 35 anni, conosciuto per l’impegno e il rigore del comportamento
Numerosa e partecipe è stata l’assemblea che sabato 18 luglio si è radunata nel tempio di Rorà per il funerale di Giorgio Odetto, sindaco del Comune fino alle ultime elezioni; ancor prima del termine del suo mandato e negli ultimi mesi, la malattia lo aveva fortemente provato, senza sminuire però la sua presenza attiva nella vita cittadina. Il fatto che la salma fosse nel tempio, che aveva assunto così funzione di camera ardente, e il formarsi progressivo dell’assemblea con la possibilità di salutare i famigliari, ha contribuito a dare all’incontro un carattere di naturalezza pur nella consapevolezza della serietà del momento.
La pastora Erika Tomassone ha condotto la riflessione biblica sul testo scelto dalla famiglia; la traversata del lago di Gesù e dei suoi discepoli è stata così parabola efficace del nostro percorso esistenziale fra i timori e le speranze, percorso che Odetto ha effettuato in una condizione di particolare impegno come amministratore della comunità rorenga.
E questo suo incarico è stato rievocato nella seconda parte della cerimonia, quello da lui portato per oltre 35 anni con una crescente responsabilità, da consigliere ad assessore e infine a Sindaco. Il pastore Tourn, nell’introdurre gli oratori, ha definito, sulla base della sua esperienza di consigliere anziano, il sindaco Odetto «un amministratore calvinista». Non solo per l’impegno e il rigore del comportamento, quanto piuttosto per la coscienza del proprio ruolo; amministrare significa «ministrare» «per», cioè servire (significato di ministrare) una comunità, essere servitore del bene comune secondo la tradizione anglosassone. Che questo sia stato l’ideale del Sindaco è fuor di dubbio; ad attestarlo la finestra sempre illuminata del Comune a tarda sera, diventata proverbiale in paese.
A completare il ritratto hanno contribuito gli interventi successivi. Il sindaco attuale Ermanno Marocco ha sottolineato i risultati di questo impegno fattivo del suo predecessore, che ha lasciato un patrimonio di strutture ma soprattutto organizzativo, un impianto di gestione in cui la nuova amministrazione ha potuto inserirsi senza difficoltà, non solo, ma potendo contare sino alla fine sul suo apporto di fattivo sollecito di consigli e suggerimenti nell’ottica di chi non pensa: «dopo di me succeda quello che vuole», ma ciò che conta è la mia Comunità.
Egli ha però anche ricordato un elemento essenziale della carriera amministrativa di Odetto: il suo forte e costante impegno della Comunità montana della val Pellice, condotto nello stesso spirito di apporto costruttivo, di ricerca delle soluzioni, del superamento di steccati ideologici e interessi settoriali. Non ultimo il suo lavoro di decenni nel settore della viabilità provinciale, e il suo rapporto con i suoi dipendenti che, visitando la camera ardente, hanno espresso un saluto poco usuale ma espressivo: «Odetto sei grande».
I due sindaci di Porte e Villar Pellice, Laura Zoggia e Lilia Garnier, hanno testimoniato la loro sentita riconoscenza per questo amministratore più anziano in cui hanno trovato una guida paterna, un consigliere disponibile a ogni richiesta, una presenza discreta ma solida a cui fare riferimento nel loro incarico, un gentiluomo ricco di esperienza, di cui è consapevole ma che non fa pesare.
La cerimonia si è chiusa con la lettura di un messaggio di ringraziamento e di riconoscenza dei familiari per la ricca esperienza e il patrimonio di prospettive avuti in eredità.
In una società dove regna la retorica in tutte le versioni, il protagonismo è sovrano, l’interesse ispira il comportamento, non è stato senza significato trascorrere una mattinata nel rievocare una vicenda umana, come quella di Giorgio Odetto, che pur imperfetta e soggetta a critica, come ogni vicenda umana, si è ispirata a un concetto di vocazione dell’impegno civile.