Le Frontiere Diaconali tra migrazioni e accoglienza
24 agosto 2014
L'incontro si è tenuto sabato 23 agosto nel pomeriggio a Torre Pellice
Sabato 23 agosto in piazza del Municipio a Torre Pellice alle ore 17,15 si è svolto l’appuntamento presinodale a cura della Commissione Sinodale per la Diaconia (CSD) sul tema «Frontiere Diaconali. Migranti, richiedenti asilo e rifugiati: progetti di accoglienza». Ha aperto l’incontro Marco Armand Hugon, presidente della CSD. Attualmente, sono circa un centinaio le persone accolte in diverse strutture valdesi. «Rispetto alle dimensioni del fenomeno migratorio – si contano circa 53 milioni di profughi nel mondo – il nostro contributo può far sorridere. Ma si tratta di un piccolo segno di testimonianza di una chiesa sì minoritaria ma dinamica, che vuole prendersi cura degli ultimi che aumentano in mezzo a noi», ha detto Armand Hugon.
Sono intervenuti: Massimo Gnone, responsabile del Servizio richiedenti asilo e rifugiati della CSD Diaconia Valdese; il pastore Massimo Aquilante, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei); Berthin Nzonza, presidente dell’ass. Mosaico – Azioni per i rifugiati.
Nella sua premessa Massimo Gnone ha descritto con numeri ed esempi la scarsa e inesatta informazione esistente in Italia sul tema dei migranti e dei richiedenti o titolari di protezione internazionale, nonostante le migrazioni oggi non siano un fenomeno provvisorio, ma, siano “il fenomeno sociale” di questo millennio in Europa. La Diaconia valdese ha colto questa sfida e, a partire dal 2011, ha avviato un programma di rafforzamento dei progetti dedicati ai richiedenti asilo in Italia. Nel 2013-2014 il lavoro si è concentrato in particolare in tre aree geografiche: a Vittoria (RG), con la Casa di riposo evangelica valdese che ha visto affiancare al tradizionale lavoro con le persone anziane un progetto di accoglienza per 44 persone nell’ambito dello SPRAR (Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati); a Torino, con un progetto SPRAR per 14 persone con il Comune di Torino; nelle “Valli Valdesi” del Pinerolese con due progetti: il primo SPRAR con il Comune di Torre Pellice (21 persone), il secondo, recentissimo, con la Prefettura di Torino in val Chisone (25 persone).
Quali possono essere le prospettive future del lavoro? Gnone ne ha individuate tre: la necessità che il Servizio richiedenti asilo e rifugiati della CSD Diaconia Valdese, dopo tre anni di rodaggio, sia strutturato al pari di altri servizi (es. quello agli anziani e ai disabili); la possibilità di non fermarsi ai progetti di accoglienza ma di formulare successivi percorsi rivolti ai beneficiari; il rafforzamento delle relazioni con la rete di organizzazioni di volontariato internazionale.
Massimo Aquilante ha ricordato il lavoro pluriennale compiuto sul fronte del fenomeno migratorio dalla Fcei, con il Servizio rifugiati e migranti (Srm) e con il percorso Essere chiesa insieme (Eci), e ha poi presentato «Mediterranean Hope» (MH), progetto nato lo scorso maggio all’indomani del tragico naufragio avvenuto a largo di Lampedusa il 3 ottobre 2013 in cui persero la vita centinaia di migranti. MH, finanziato con i fondi otto per mille, si articola in due percorsi: l’Osservatorio sulle migrazioni a Lampedusa che, oltre a svolgere un’attività di monitoraggio dei flussi migratori nel Mediterraneo, promuove una collaborazione con il territorio, l’amministrazione comunale, le associazioni dell’isola, in vista di un lavoro con la realtà locale; il Centro di accoglienza migranti a Scicli (Ragusa), gestito dai membri della locale chiesa metodista, oltre a figure professionali come mediatori culturali, personale sanitario. «Non siamo ingenui e sappiamo che incontreremo difficoltà lungo il cammino. Ma ciò che ci sostiene è sapere che il perno su cui ruota il progetto – ha affermato Aquilante – è dare testimonianza del Regno di Dio, non da soli ma insieme a quanti vorranno fare insieme a noi un pezzo di strada». Nel progetto c’era un terzo ambito di azione che non è stato possibile realizzare. «Abbiamo dovuto abbandonare l’idea di affittare una nave con la quale andare in mare per intervenire a favore dei migranti. Ma speriamo di contribuire in qualche modo a realizzare quel canale umanitario che da più parti viene invocato. Il mio appello è che questa idea sia compresa e sostenuta dalle chiese tutte».
Berthin Nzonza, originario del Congo Brazzaville, rifugiato in Italia dal 2002 e presidente dell’ass. Mosaico – Azioni per i rifugiati, che collabora con la Diaconia valdese per i progetti in Piemonte, ha sottolineato il contributo alternativo che le chiese evangeliche possono dare nel lavoro con i rifugiati e migranti. «Io sono un frutto del lavoro diaconale: 12 anni fa fui accolto dalla chiesa valdese di Torino e oggi lavoro nel settore della mediazione interculturale con i migranti che trovano il coraggio di fuggire da un contesto di violenza e persecuzione. Sono convinto che le comunità evangeliche possono essere un luogo di speranza per chi arriva in Italia con il proprio carico di dolore».
A conclusione dell’incontro Gnone ha presentato il VI numero de «I quaderni della Diaconia» dal titolo Migranti, richiedenti asilo e rifugiati, contenente contributi di diversi soggetti diaconali e sociali delle chiese evangeliche in Italia. Si tratta di una raccolta di strumenti utili non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per quanti/e vogliano formarsi sul tema delle migrazioni forzate.