Il sì degli episcopali americani alle unioni gay
08 luglio 2015
Durante il sinodo eletto il primo presidente nero della storia
La Chiesa episcopale americana ha deciso lo scorso primo luglio, con schiacciante maggioranza, di celebrare i matrimoni fra persone dello stesso sesso.
La decisione del braccio americano della chiesa anglicana arriva a pochi giorni dalla legalizzazione delle unioni fra gay e lesbiche stabilita dalla Corte Suprema statunitense.
La Chiesa episcopale sostiene da oltre dieci anni i diritti delle persone omosessuali. Il consiglio dei vescovi riunito a Salt lake City, nello Utah, ha dunque votato con 129 voti a favore contro 26 per la decisione di celebrare le unioni.
Non sarà tuttavia un obbligo: ai pastori sarà consentito avanzare un’obiezione di coscienza.
Alla vigilia del voto il primate della comunione anglicana Justin Welby aveva espresso la sua profonda preoccupazione per le decisioni che il sinodo statunitense si approntava a varare, e sulle ripercussioni delle relazioni ecumeniche fra le due parti dell’Oceano.
La Chiesa episcopale americana con i suoi due milioni e mezzo circa di membri raggiunge quindi altre due denominazioni protestanti statunitensi in questa storica decisione: la Chiesa unita di Cristo e la Chiesa presbiteriana hanno infatti già approvato simili direttive.
La Chiesa evangelica luterana degli Stati Uniti lascia invece libera scelta sul tema alle proprie comunità, mentre vi si oppone la Chiesa metodista unita che conta però fra i propri membri del clero qualche defezione sull’argomento.
Durante il sinodo è stato inoltre eletto il primo presidente nero della storia, il vescovo Michael Curry, che prende il posto di Katharine Jefferts Schori che a sua volta era stata la prima donna a guidare gli episcopali per i nove anni del mandato.