La pace di Dio
06 luglio 2015
Un giorno una parola – commento a Isaia 57, 19
«Pace, pace a chi è lontano e a chi è vicino», dice il Signore
(Isaia 57, 19)
Cristo è la nostra pace
(Efesini 2, 14)
Quante volte abbiamo detto o pensato: «Non riesco a trovare pace, lasciatemi in pace ecc.».
Parlare di pace può essere facile, perché ognuno di noi ha la propria opinione sulla pace, realizzarla invece è molto difficile. Pace può essere un desiderio frustrato dalla vita reale, che è colma di conflitti, sofferenze e contraddizioni. Il desiderio di pace è frutto sia della disperazione sia della speranza. In un caso e nell’altro appartiene agli esseri umani coinvolti nella tempesta della vita: si tratta di noi. La storia del Novecento, con due conflitti mondiali, il genocidio degli armeni, la Shoah degli ebrei, il genocidio cambogiano ecc., ha manifestato una profonda negazione della pace e dell’umanità, esprimendo il male anche nella sua mostruosa e normale banalità. Purtroppo, anche oggi la pace è minacciata e negata.
Occorre vigilare, tuttavia, anche nei confronti della banalizzazione della pace che non affronta i conflitti e la loro complessità. Ora, nel testo di Isaia, Dio dice Pace. Dio parla al suo popolo che ha vissuto l’esilio, il trauma dello sradicamento e le difficoltà del ritorno dopo la liberazione. È l’impegno del Signore nei nostri confronti per un ritrovato cammino verso l’avvenire. La parola del Signore è rivolta al suo popolo e a tutti i popoli che vivono l’amarezza delle lacerazioni. La nostra esperienza, talvolta, ci induce a ritenere che la pace non sia possibile, ma non è così per il Signore. Egli ha già fatto pace con noi mediante l’opera di Gesù Cristo. «Cristo è la nostra pace» (Efesini 2, 14) è una solenne dichiarazione di fede nel Signore che ci incontra e ci dona la possibilità di vivere la pace già oggi. Gesù Cristo è la pace di Dio che si è manifestata nella nostra storia e ha tracciato un cammino di riconciliazione per l’umanità.