Scegliere tra Dio e mammona
16 giugno 2015
Un giorno una parola – commento a Matteo 21,16
I figli sono un dono che viene dal Signore
(Salmo 127, 3)
Gesù disse: «Non avete mai letto: “Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai tratto lode”?»
(Matteo 21, 16)
I vangeli riportano l’episodio scioccante della vita di Gesù, che si scaglia contro venditori e cambiavalute nel cortile del tempio: atto simbolico e dimostrativo che coinvolse alcune bancarelle e pochi commercianti e clienti rispetto alla folla che si accalcava nel grande mercato; ma soprattutto gesto significativo e importante che rese ancor più inviso Gesù alle autorità.
Solo l’evangelista Matteo allarga il racconto introducendo altre categorie di persone: ciechi e zoppi guariti da Gesù contrapposti ai commercianti; bambini che osannano il Figlio di Davide mentre sacerdoti e scribi lo criticano indignati. “Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai tratto lode” – dice Gesù citando il Salmo 8 ai “custodi dell’ortodossia”.
Il messaggio è chiaro: a coloro che contano, che hanno le leve della società – denaro e potere – il Messia non interessa, anzi dà fastidio. E per questo Dio si distanzia da loro. Ritornano le parole dell’apostolo Paolo proposte dal Lezionario “Un giorno una parola” per la giornata di ieri: “Dio ha scelto le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono”.
A Dio interessano gli emarginati, i minimi, coloro che “non sono”: a loro si manifesta. Gesu dice: “Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli” (Matteo 11, 25).
Per troppi secoli la Chiesa ha dimenticato questo messaggio e i segni negativi di questo oblio si vedono. Occorre cambiare rotta, scegliere tra Dio e mammona, smettere di “puttaneggiar coi regi” – come dice Dante nel canto XIX dell’Inferno –. Il rischio è che cada su noi il giudizio espresso nel capitolo 25 di Matteo: “Andate via da me, maledetti […] perché ebbi fame e non mi deste da mangiare, sete e non mi deste da bere [...] non l’avete fatto ad uno di questi minimi, non l’avete fatto neppure a me”.