Quando muore una chiesa
10 giugno 2015
Chiusa per spopolamento la chiesa di Rodoretto in val Germanasca
La conferenza del I Distretto, che ha avuto luogo sabato 6 e domenica 7 giugno, non ha probabilmente avvertito che da quella dello scorso anno il numero delle chiese del Distretto è cambiato; il Sinodo 2014 infatti con atto n° 32 ha preso atto che la chiesa di Rodoretto non era più da considerarsi esistente. Da molti anni ridotta a poche persone, a causa dello spopolamento aveva ormai quasi annullate le sue attività e viveva nell’ambito della chiesa di Prali, curata dal pastore di quella chiesa viciniore come era stato per tanto tempo in passato.
Il resoconto dei lavori sinodali dà conto del dibattito che si è tenuto sulla questione, concentrato però sui suoi aspetti giuridici; in questo caso, essendo il Concistoro, come tutti quelli delle chiese storiche, un Ente per antico possesso di Stato (esiste cioè prima dello Stato italiano), la sua decadenza ha una serie di conseguenze giuridiche e patrimoniali.
Il dibattito si è chiuso con l’intervento del moderatore che ha ricordato l’impegno delle sorelle del Concistoro di Rodoretto per mantenere in ordine le cose, chiedendo però di essere sollevate da questo compito senza prospettiva di futuro. Stato l’ordine del giorno che decretava l’«estinzione» della Chiesa di Rodoretto si è passati ad altro argomento.
Non si ha difficoltà a comprendere questo dibattito se lo si colloca nell’aula sinodale, la maggioranza dei presenti non avevano la minima idea di dove si collocasse questa Chiesa estinta (come per le persone si è ricorso a questo termine anziché a morta, forse troppo forte o improprio perché quella Chiesa si è dissolta, che è altra cosa). Pochissimi hanno risalito quel vallone (e anche i valdesi delle Valli non sono molti!) per poter dire: «ho visto, so com’è e dove sta».
Aveva probabilmente ragione il moderatore nel concludere il suo intervento dicendo «si deve accettare la fine di questa chiesa e non si può restare legati e delle immagini sia pure con tutto il dispiacere». Ma avverto in questa giornata, come in quella della Conferenza distrettuale dell’anno scorso che l’ha preceduta, una carenza, c’è qualcosa che non mi convince: si prende atto, si regolamenta, non si può non farlo, ma si tratta pur sempre della morte di un membro della tua persona (se la Chiesa è un corpo). Una realtà di vita, di fede che è durata cinque secoli, che ha attraversato momenti tragici, dolorosi, impegnati, un mondo muore e neppure metti un fiore sulla bara.
Ci voleva così tanto per ricordare ai membri del sinodo la realtà di questa lunga vicenda, per inviare due parole di solidarietà alle tre sorelle, menzionate dal moderatore, come si fa tornando dal cimitero e dire loro che la loro Chiesa le accompagna anche se non c’è più il Concistoro, invitarle a serbare il ricordo di quello che la loro valle ha vissuto nel nome dell’Evangelo, dire non solo a loro ma a noi che Cristo non si estingue. Ci voleva tanto?