Perseverare nella fede
20 maggio 2015
Un giorno una parola – commento a Colossesi 1, 23
Tu sei speranza di tutte le estremità della terra e dei mari lontani
(Salmo 65, 5)
Non lasciatevi smuovere dalla speranza del vangelo che avete ascoltato, il quale è stato predicato a ogni creatura sotto il cielo
(Colossesi 1, 23)
La lettera ai Colossesi è uno scritto polemico con cui l’apostolo Paolo prende posizione contro il falso insegnamento che stava guadagnando terreno nella giovane comunità cristiana dell’Asia Minore (attuale Turchia). Ma Paolo non è uno che fa solo polemiche; in qualità di apostolo sente l’obbligo di esortare i suoi fratelli e le sue sorelle in Cristo a perseverare nella fede e a non lasciarsi sviare dalla speranza del vangelo ascoltato.
Nel confutare gli errori che i falsi maestri si sforzavano di diffondere nella comunità cristiana e che tendevano a sostituire all’unica e esclusiva mediazione di Cristo con una serie di esseri intermediari ai quali Cristo era subordinato, Paolo descrive la divinità di Cristo e la portata della redenzione da lui compiuta.
La riconciliazione con Dio è avvenuta per mezzo del Figlio di Dio, morto sulla croce come un malfattore, e non per mezzo di qualche essere angelico. L’apostolo ricorda il cambiamento che Dio ha operato con la riconciliazione in Cristo: gli esseri umani, da estranei e nemici di Dio a causa del peccato, sono ora reintegrati nella comunione con Dio, diventando membri della famiglia di Dio: “Dio vi ha riconciliati nel corpo della carne di lui, per mezzo della sua morte, per farvi comparire davanti a sé santi, senza difetto e irreprensibili, se appunto perseverate nella fede, fondati e saldi e senza lasciarvi smuovere dalla speranza del vangelo che avete ascoltato”. Questo è il versetto intero, di cui il lezionario “Un giorno una parola” riporta per oggi solo l’ultima parte. A mio avviso, mancando il condizionale, il versetto riportato perde il suo significato originario.
Usando il condizionale “se appunto perseverate nella fede” Paolo vuole mettere in guardia contro una falsa sicurezza, contro la tentazione di fare della grazia di Dio una “grazia a buon prezzo”, come diceva Bonhoeffer.
Qualunque sia l’opera della grazia, la responsabilità umana non può mai venire meno o indebolirsi. Al contrario, più abbiamo coscienza che la salvezza appartiene interamente a Dio, più forte deve essere la nostra responsabilità.
Il/la credente non deve riposare sugli allori, ma c’è spesso nell’essere umano, anche rigenerato dalla grazia, un certo sfondo di insolvenza e di viltà da cui la Parola di Dio intende smuoverci quando ci esorta: “Chi persevererà sino alla fine sarà salvato” (Mt 10, 22).
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