Ascoltare Dio quando ci parla
19 maggio 2015
Un giorno una parola – commento a Ebrei 1, 1-2
Io farò sorgere per loro un profeta come te in mezzo ai loro fratelli, e metterò le mie parole nella sua bocca ed egli dirà loro tutto quello che io gli comanderò.
(Deuteronomio 18, 18)
Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose, mediante il quale ha pure creato i mondi.
(Ebrei 1, 1-2)
L’affermazione “Dio ha parlato” è fondamentale per la fede, perché tutto ciò che esiste è frutto della Parola creatrice di Dio. Se Dio non avesse parlato, probabilmente, non ci sarebbe nulla, all’infuori di Dio.
“Dio ha parlato” significa che è Lui ad essere all’origine di tutto ciò che esiste; ad aver preso l’iniziativa di venirci incontro e di aver squarciato la cortina tra noi e Lui per rivolgerci una parola. Noi partecipiamo al dialogo che Dio ha instaurato e instaura con noi, prima di tutto, con un ascolto ubbidiente e poi nell’interagire con la meditazione perché la Parola penetri nel nostro cuore e con la preghiera e la lode.
L’affermazione “Dio ha parlato” non intende circoscrivere l’azione di Dio al passato. La Bibbia muove dal fatto che Dio ha parlato e parla ancora oggi, per indicarci una direzione da seguire, quella in cui ci chiama a camminare per incontrarlo.
Ma Dio non è logorroico! La Bibbia parla di persone che hanno fatto l’esperienza di dialogo con Dio, un dialogo, talvolta, intessuto di silenzi. Il silenzio di Dio, (tema su cui si è molto dibattuto) è per noi umani una cosa insopportabile, benché faccia parte delle “molte maniere” in cui Dio ha parlato. Ma il silenzio, lungi dal significare l’assenza di Dio, è anche rivelatore dei nostri limiti nonché dell’alterità e del mistero di Dio che ci sorprende sempre, facendo ribaltare le nostre conoscenze e rappresentazioni di Dio e parlandoci anche con il silenzio, e nel silenzio vuole essere ascoltato da noi.