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Ripensare l'accoglienza

Dagli ultimi arrivi sulle coste italiane all’incontro del Tavolo Asilo con il sottosegretario Manzione

Prosegue l'ondata di sbarchi sulle coste italiane. Nell’ultima settimana la Guardia costiera ha soccorso diecimila persone in mare e quattrocento migranti avrebbero perso la vita in un naufragio al largo della Libia. Nelle ultime ore i quotidiani si focalizzano sui contorni di una lite che sarebbe scoppiata per motivi religiosi e avrebbe portato, secondo alcune testimonianze, a una rissa su una barca a seguito della quale una decina di persone sarebbero state gettate in mare. La polizia ha arrestato quindici persone tra chi era sulla barca.

«Sappiamo che alcune tensioni ci sono – dice Marta Bernardini, dell’Osservatorio Mediterranean Hope della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) – spesso ci sono dei conflitti tra diversi gruppi etnici o religiosi: questa notizia non è irrealistica. Quello che mi stupisce è pensare che quello che è avvenuto sia una questione esclusivamente religiosa, come è stato scritto. La situazione che vivono queste persone è tragica: spesso hanno viaggiato per lungo tempo al fianco, magari, di persone appartenenti a gruppi etnici o religiosi da cui hanno subito vessazioni, in situazioni di tensione e precarietà; basta poco perché possano scattare degli incidenti». L’osservatorio si trova a Lampedusa, luogo di passaggio per molti dei quasi diecimila migranti arrivati dell’ultima settimana: «come osservatorio delle migrazioni all’interno di un progetto Fcei, abbiamo un occhio di riguardo all’aspetto religioso e per primi cerchiamo di fare in modo che chi arriva abbia spazi per esprimere la propria fede – continua Bernardini – in questi mesi abbiamo constatato delle frizioni tra gruppi diversi che si trovavano a stretto contatto, ma abbiamo anche visto momenti di preghiera comune tra musulmani e cristiani appena sbarcati al molo Favaloro. Quello che colpisce è la grande attenzione dei media sull’elemento religioso, che inevitabilmente viene strumentalizzato in questo periodo difficile».

Pochi giorni fa, il Tavolo Nazionale Asilo, di cui fa parte anche la Fcei, ha incontrato il sottosegretario all'Interno Domenico Manzione esprimendo preoccupazione per i tempi stretti e per i contenuti del decreto legislativo con cui vengono recepite le due direttive europee sull’accoglienza e sulle procedure per il riconoscimento della protezione internazionale.

«L’incontro è stato espressamente richiesto dal Tavolo Nazionale asilo – dice Franca Di Lecce, del Servizio Rifugiati e Migranti della Fcei – ed è stato l’occasione per ribadire il rammarico per una mancata consultazione degli enti di tutela che fanno parte del Tavolo. Il decreto deve recepire due direttive europee importanti che impattano sulla vita delle persone in fuga e deve essere approvato entro luglio. Non avere un confronto con chi lavora sul campo con le persone è stata un'occasione persa. Pur apprezzando l’incontro, abbiamo richiesto che per il futuro il Governo torni a ripristinare quello che a fasi alterne c’è già stato, ovvero un’interlocuzione costante e regolare su questi temi».

Uno degli auspici del Tavolo è che il sistema di accoglienza sia pensato sempre più in modo strutturale e non emergenziale: «sicuramente, è intenzione del Governo arrivare ad un sistema di accoglienza adeguato, capace di rispondere alla realtà, e Manzione ha espresso questa volontà» continua Di Lecce. Rimane essenziale continuare a lavorare per creare una rete ampia e dinamica dell’accoglienza, superando i grandi centri, perché l’accoglienza diffusa sul territorio è migliore, evita le situazioni non dignitose derivanti dal sovraffollamento, limita gli effetti collaterali del business dell’accoglienza, e sembra dare risultati migliori: «il tema è collegato alle commissioni territoriali – dice Di Lecce – dal luglio dell’anno passato le commissioni sono aumentate, ma è importante che si continui a puntare sulla qualità. Una commissione competente accelera i tempi ed è in grado di prendere decisioni delicate che poi influiscono su chi fa richiesta d’asilo in Italia. Con il sistema Sprar, per esempio, il nostro Paese è un apripista. Durante l’incontro, sono state anche fatte delle proposte al sottosegretario, «proposte molto tecniche – dice Di Lecce – ma l’occasione del recepimento è un modo per riformare l’intero sistema: è un obbligo ma anche una chance. Un paese che si dota di sistema strutturale e non emergenziale ha già fatto un passo in avanti». 

Copertina: "Operatore di volo della Guardia Costiera" di Nicola Romani - opera propria. Con licenza CC-BY-SA-2.5-it tramite Wikipedia.