Solidarietà della "31 Ottobre" al professore Coppoli di Terni
17 aprile 2015
Sospeso per un mese per aver rimosso un crocefisso dall'aula scolastica
A Franco Coppoli, professore di italiano e storia dell’Istituto per geometri Sangallo di Terni, che per aver tolto il crocifisso dall'aula scolastica è stato sospeso per un mese dall'insegnamento da parte dell’Ufficio scolastico regionale per l’Umbria (U.S.R.), è arrivata «la solidarietà e la vicinanza» dell'"Associazione 31 Ottobre per una scuola laica e pluralista". «In uno Stato in cui dilaga l'analfabetismo religioso, azioni come la Sua rendono bene l'idea di quanto le ingerenze confessionali cattoliche nella scuola pubblica statale siano forti solo grazie ai privilegi concessi e non in virtù di una libera scelta dei discenti e delle loro famiglie che, se fossero correttamente informati dei loro diritti e delle loro libertà, specie se provenienti da altre realtà culturali e religiose, condividerebbero appieno le sue battaglie di libertà», si legge nella missiva a firma di Silvana Ronco, presidente della 31 Ottobre. Coppoli, che non è nuovo a questa pratica - già nel 2009 il docente era stato "sollevato dal servizio" per trenta giorni, per aver rivendicato «la libertà di non fare lezione sotto un simbolo di una specifica confessione religiosa» - invoca i principi di libertà, tolleranza, inclusività. Per l'U.S.R. dell'Umbria - che lo ha sospeso dall’8 aprile al 7 maggio - l'atto della rimozione del crocefisso costituisce invece «una violazione dei doveri connessi alla posizione lavorativa cui deve essere improntata l’azione e la condotta di un docente».
Scrive Silvana Ronco: «Evidentemente la 'posizione lavorativa' del 'buon docente' della 'buona scuola' dev'essere quella priva delle libertà d'insegnamento e di coscienza per cui noi, cittadini laici e non sudditi né 'atei devoti', continuiamo ogni giorno a ricordare che l'esposizione dei simboli religiosi nei luoghi pubblici, specie nelle aule scolastiche, rappresenta una manifestazione di potere che stravolge e svilisce innanzitutto il significato del simbolo stesso, sradicandolo dal luogo di culto a cui appartiene».
A 4 anni dalla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) di Strasburgo nel caso Lautsi - che dette ragione all'Italia nella misura in cui il crocefisso poteva essere visto quale "simbolo passivo" - in mancanza di una legislazione in merito, pur auspicata dalla CEDU, la questione dei simboli religiosi "istituzionali" rimane senza soluzione di continuità.
Fonte Nev