Valdesi in val Chisone: sulle orme di Marina Jarre
28 luglio 2023
Riflessioni a margine della passeggiata storica organizzata il 22 luglio dal Museo delle Diaconesse di Bovile.
La camminata si è svolta salendo da Fenestrelle sulla “Strada dei Cannoni”, proseguendo alla Borgata Puy e poi raggiungendo Pequerel, da cui la discesa su di un ameno sentiero ricco di flora. Lo stimolo alla passeggiata è stato il recuperare la memoria dei Valdesi della val Pragelato, per la qual cosa è stato fondamentale il libro scritto da Marina Jarre “Cattolici sì, ma nuovi”, importante ricerca che muove i passi rincorrendo gli Orcelet di Fenestrelle. «Gli Orcelet escono dall’anonimato alla fine del XVI secolo e li troviamo a Mentoulles (Villevieille, Ville Cloze), Lafondufau, Chambons, Fenestrelle (Champs e Puy). Sono valdesi, contadini e allevatori di bestiame. Poi, anche loro nel 1685 si ritrovano cattolici romani, per decreto. A differenza di molti altri, però, non emigrano e continuano a vivere al Puy…». La val Pragelato è francese, terra delfinale entrata a far parte della Repubblica degli Escartons nel 1343 insieme ai cantoni di Oulx, Casteldelfino, Briançon e Queyras.
Il Delfino Umberto II e 18 rappresentanti di oltre 50 comunità delle valli alpine firmarono la “Grande Charte” che sanciva la libertà individuale, la proprietà e l’autogestione del territorio denominato “La Repubblica degli Escartons”, federazione fondata su democrazia e autonomia dei cinque Escartons, con capitale a Briançon (il nome deriva da “escartonner”, cioè ripartire equamente le imposte). Nel 1200 compaiono in valle i “Viandanti di Provenza”, che interagiscono, leggono le beatitudini fermandosi di casa in casa e le leggono non in latino ma nella lingua del posto. Erano i “Poveri di Cristo”, accolti con entusiasmo dai valligiani. I valligiani seguivano in cuor loro la nuova dottrina, si riunivano la sera clandestinamente, pregavano insieme e contemporaneamente, alla luce del sole, si comportavano da cattolici romani, andavano alla messa. Il Priore di Mentoulles però mangiò la foglia, e ne dette notizia al priorato di Oulx. Preti venuti da lontano iniziarono a interrogare e ad accusare la gente di “Vaudexia” e iniziarono le persecuzioni, le impiccagioni, la condanna al rogo. Nel 1400 vi fu una ulteriore persecuzione, dove si cercò di fuggire in val Germanasca attraverso il colle dell’Albergian, ma non si salvò nessuno. Facendo però il doppio gioco, lasciandosi considerare cattolici romani e vivendo in clandestinità la loro fede, cercavano di continuare a vivere diventando i “Nuovi Cattolici”. Dopo la grande strage del 1488 però, si risvegliò il vigore valdese. Alla fine del XVI secolo e inizio del XVII, via via tutti gli abitanti della valle sono valdesi, nessuno si reca più alla messa ed il priore Roude si ritrova a dire messa la domenica solo per sé. Già i curati erano pochi e si dovevano spostare nelle diverse chiese, finché i popolani della valle, approfittando della guerra tra Piemonte e Francia, cacciarono i preti dalle loro dimore, si impadronirono delle chiese e dei terreni della chiesa di Roma e si proclamarono riformati. Così ricostruirono anche scuole e scuolette.
La storia degli eventi segue quella europea con la revoca dell’Editto di Nantes. Così nella primavera 1685 la val Pragelato si trovò Cattolica Romana e iniziano gli esodi e rimane solo più un quarto della popolazione.
Arriviamo al 1689: corre voce che religionari valdesi stavano scendendo dal Col di Costa Piana; arrivavano da Ginevra per tornare alle valli a riprendersi le terre e la vita.
Nel 1708 il Duca Amedeo II arriva a Usseaux, vincitore, inizia la nuova resistenza valdese, dal 1709 al 1730. Qui i nuovi protestanti recuperano ogni segno protestante, i battesimi, i matrimoni. Gli Orcelet continuano a riunirsi clandestinamente – obbedendo solo all’apparenza – a portare i figli a battezzarsi in val San Martino o a San Germano, a celebrare nozze in segreto e a non denunciare i parti. Per risolvere definitivamente la questione della conversione cattolica romana, seguì la tagliola dell’obbligo di battesimo e di matrimonio in chiesa, unico modo perché potesse essere riconosciuto un figlio in anagrafica ed ecco la fine della presenza di valdesi, di riformati in val Chisone.