Percorsi di laicità, di fede, di ricerca della pace
25 luglio 2023
Diciotto interviste del giornalista Bruno Quaranta a persone impegnate nella predicazione, nella scrittura e nelle loro chiese
Certamente non è facile sintetizzare il percorso di questi diciotto personaggi qui raccolti – in un dialogo ventennale sulle pagine de La Stampa – da Bruno Quaranta, giornalista e saggista, che nell’Introduzione scrive: «Uomini e donne che intendono la vita come un affare di coscienza (...) figure così incardinate nel mondo, ma dal mondo non invase»*. Citerò perciò solo i più noti, lasciando al lettore di scoprirli tutti.
Il tema della laicità è uno dei più ricorrenti, da Suor Giuliana Galli, già direttrice del Cottolengo, tutta impegnata nella prassi, a Adriana Zarri: «È la laicità a misurare la credibilità della Chiesa. È invece così ecclesiastica...». Così per esempio mons. Luigi Bettazzi, padre conciliare, mancato recentemente – presidente della Pax Christi, intervistato più volte su molti temi attuali –, dice di sé: «Io mi considero vescovo e laico».
Testimone di pace ancor oggi è Raniero La Valle, anch’egli partecipe al Concilio, per il quale fu cronista sull’Avvenire d’Italia che allora dirigeva, poi parlamentare per la Sinistra indipendente, che rivendica la dignità della politica come «ricerca del bene comune». O Ermanno Olmi, il cui ultimo film è una biografia del cardinale Martini, che lo aveva invitato a partecipare alla “Cattedra dei non credenti”: «Perché in ogni uomo c’è un credente e un non credente. Come non rispecchiarsi in ciò?». Di Martini parla anche il gesuita padre Bartolomeo Sorge, a cui tra l’altro si devono tante battaglie contro la mafia a Palermo, dove fondò l’Istituto di formazione politica “Pedro Arrupe”: «Sognava una chiesa giovane, vicina ai poveri, libera dal potere, attenta alle donne. Il suo non era un sogno, ma una profezia, che si sta avverando con Francesco». E la “visione” piena di fede e di forza di Carlo Maria Martini, a sua volta intervistato, è anche nelle sue parole sulla corruzione: «L’anima del popolo è sana. Di qui la certezza che nulla è perduto, che ricostruire è possibile».
Visione non diversa da quella di Giorgio Bouchard: anch’egli sogna, citando l’amato Piero Jahier, “un paese morale”, e tra i suoi maestri ricorda Barth, Bonhoeffer («Non ne condivido, però, la critica radicale alla Rivoluzione francese»), Calvino, e certamente Lutero, Hegel, e il professore con cui si laureò a Torino, Michele Pellegrino. Che viene a sua volta citato dall’amico e compagno dell’Università – dove era anche Giorgio Bàrberi Squarotti – Eugenio Corsini, un «maestro di libertà. La libertà per cui combatterono i martiri che il professore studiò. Successore di Pellegrino sulla sua cattedra (Letteratura cristiana antica), Corsini fu autore di una famosa e discussa opera sull’Apocalisse: «Sulla contestata mia interpretazione mi confortò con il suo imprimatur», e Bouchard lo invitò a discuterne in un confronto a due, in varie fasi sempre più partecipate, in chiesa valdese a Torino, perché: «Risaltava così un valore: che la Bibbia poteva essere oggetto di discussione». Tra gli studiosi, conosciutissimo in ambito ecumenico è Paolo De Benedetti, teologo del Giudaismo, che riflette sulla Shoà, “il dolore dei dolori”, su Dio «dilaniato da Auschwitz, il groviglio di terrifiche ipotesi che ha acceso è tuttora inestricato: sapeva e poteva? sapeva e non poteva? non sapeva e non poteva? Dio muto, che nasconde il volto, che si ritrae, che si restringe in sé, che si esilia, lasciando l’uomo attonito, sconvolto, financo disperato».
La libera ricerca ritorna in molti interventi, come nelle due diverse interviste al cardinale e biblista Gianfranco Ravasi, che afferma: «Vi è un equilibrio da ricercare. Tra la verità oggettiva, un dato di fede, e l’incarnazione della verità. La verità è assoluta, ma non del tutto. La verità è relativa: a me, non in sé. Il supremo tribunale è la coscienza, come afferma il Concilio». A sua volta il cardinale e teologo Walter Kasper: «La libertà è il dono della libertà di Dio. Bando ai fondamentalismi e ai legalismi. La verità dev’essere dialogante. Imbalsamarla è umiliarla». Kasper è stato più volte accolto nella Comunità ecumenica di Bose, fondata nel 1965 dal monaco e saggista Enzo Bianchi, che ne fu il priore fino al 2017, che dice: «Invochiamo l’umiltà verso le altre chiese. C’è e denunciamo il rischio di una fierezza che degeneri nell’arroganza. Esasperare il confessionalismo sarebbe una sciagura». E conclude: «L’unificazione del cuore: ecco di che cosa l’uomo ha bisogno. E di misericordia».
* Bruno Quaranta, Liberi di credere. Interviste a protagonisti sulle strade di Dio. Novara, Interlinea, 2023, pp. 160, euro 14,00.