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Intelligenza Artificiale: strumento non soluzione

A colloquio con un pastore e una pastora a partire dal culto presieduto da un “avatar” in Germania: quali rischi per la predicazione? Un dibattito che vale la pena di proseguire

Ha suscitato un grande dibattito fra il nostro pubblico, e per questo torniamo a occuparcene, la notizia del primo culto, in Germania, gestito dall’Intelligenza Artificiale (IA). Due avatar, due pastori virtuali, un uomo e una donna, hanno guidato da un maxischermo le preghiere e condotto la predicazione.

Lo facciamo dopo aver interrogato sul tema la settimana scorsa la stessa IA in un articolo-esperimento che mirava a mostrarci quanto oramai la tecnologia sia parte delle nostre vite. A noi esseri umani il compito di stabilirne regole e applicazioni.

Ci facciamo aiutare da chi viene chiamato in causa in prima battuta da una simile novità, due pastori in carne e ossa, la valdese Ilenya Goss e il battista Nicola Laricchio.

«Quando ho letto la notizia ho pensato che l’IA è uno strumento e come tale va pensata – esordisce Goss –: viene già utilizzata in moltissimi campi, ne usufruiamo nella vita quotidiana, sebbene forse non ne abbiamo sempre piena consapevolezza. Utilizziamo software di correzione testo al computer e altri strumenti anche per redigere in forma scritta un sermone, applicazioni di IA al lavoro su un passo biblico non mi scandalizzano. Certo la conduzione integrale di un culto pone altri interrogativi, ma sta agli esseri umani stabilire i fini e i modi per l’utilizzo di uno strumento. È chiaro che queste novità aprono a considerazioni etiche rilevanti, e per questo motivo la Commissione per i problemi etici posti dalla scienza delle nostre chiese [commissione congiunta valdese-metodista-battista, coordinata proprio dalla pastora Goss, ndr] si sta preparando per avviare delle riflessioni in materia».

«L’idea di un culto cristiano scritto al 98% dall’intelligenza artificiale solleva in me diverse questioni», ci dice Laricchio, così riassumibili: «Prima di tutto il cristianesimo, come altre religioni, ha una base di credenze, valori e pratiche che provengono da insegnamenti, tradizioni e interpretazioni attinenti all’esperienza umana del divino. Questo potrebbe portare a chiedersi come sia possibile per un’entità non umana comprendere pienamente il significato e l’esperienza spirituale che sottende il cristianesimo. L’intelligenza artificiale è programmata e basata su dati di addestramento forniti dagli esseri umani, il che significa che potrebbe riflettere le convinzioni, i pregiudizi o le limitazioni di coloro che la creano. Trovo questo aspetto estremamente pericoloso in quanto potrebbe influenzare l’interpretazione delle scritture e la trasmissione dei messaggi».

Fra i vari commenti presenti sul web molti hanno richiamato una certa sacralità del momento del culto che pare scomparire di fronte alla novità tecnologica. Altri hanno posto l’accento sul presunto svilimento della figura del pastore, ridotto in qualche modo a essere soltanto un buon (o cattivo) comunicatore. Per il pastore Laricchio «la fede religiosa coinvolge spesso una connessione personale e spirituale tra gli individui e la divinità. Se gran parte di un culto cristiano viene scritto dall’Intelligenza Artificiale, potrebbe esserci una mancanza di autenticità o esperienza umana nel culto stesso. La fede e la spiritualità sono spesso considerate come esperienze personali e intime, e l’introduzione di un’entità non umana potrebbe influenzare la natura di questa connessione».

Sul punto Goss desidera sottolineare che «nella nostra teologia riformata proprio perché non si divide la realtà in sacra e profana, ma tutto è sotto la signoria di Dio, il lavoro di un pastore che studia e scrive un sermone non è maggiormente sacro rispetto a un altro compito, e non per “sacralità” dell’area l’uso di IA deve essere interdetto. Inoltre chi ha reagito al culto guidato da IA dicendo che la validità della predicazione poggia sulla fede del predicatore, che evidentemente non è prerogativa per una macchina, non mette al centro ciò che dovrebbe starci: la Parola di Dio».

Visioni in parte differenti che convergono invece in un no di entrambi i nostri pastori a un culto gestito in toto da una macchina. «Il mio no non è dovuto al fatto che la Parola poggi sul pastore – precisa Goss – ma al fatto che la Parola raduna la Chiesa e la costituisce come comunità, cioè esseri umani in relazione. Anche se non si conoscono, se sono radunati dalla Parola, lì si costituisce la Chiesa. Chi sale sul pulpito e predica non è un esterno né il garante della Parola, è un membro della comunità che ha una funzione per la quale si è preparato e per cui è riconosciuto dal resto dei presenti. È questa circolarità della relazione comunitaria che secondo me viene spezzata dall’avatar, una figura virtuale, non umana. L’IA non può sostituirsi a un essere umano, perché è uno strumento in mano agli umani, che può sostituirli validamente in alcuni compiti e funzioni, ma non nel costituirsi in relazione. Resta che il garante della Parola è il Signore, certo non il pastore, e forse, a valutare dai commenti social, sarebbe da ripetere e chiarire».

Per Laricchio «il cristianesimo ha una ricca storia di tradizioni che sorge nel vissuto stesso della comunità dei e delle credenti. L’annuncio evangelico non è semplicemente una trasmissione accurata di dati biblici e teologici, ma vita vissuta. Dal Vangelo di Giovanni (1, 35-51) possiamo notare come la rivelazione del Cristo si evidenzi nell’interazione diretta tra gli individui e Gesù dalla quale scaturisce, come conseguenza, la testimonianza di fede. Proprio per questo, un culto cristiano scritto principalmente dall’intelligenza artificiale può sollevare, secondo me, forti dubbi sulla sua legittimità e accettazione all’interno della comunità. Non nego che si tratti di un argomento complesso che richiede un’analisi certamente più approfondita con il coinvolgimento delle nostre comunità per verificare le possibilità per un utilizzo di questi mezzi più consono alle nostre realtà ed esperienze di fede». La Commissione per i problemi etici posti dalla scienza potrebbe darci una mano in tal senso.

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