Accadde oggi, 16 aprile
16 aprile 2015
16 aprile 1995 - Muore Iqbal Masih
E' il giorno della morte di Iqbal Masih, divenuto simbolo del dramma dello sfruttamento del lavoro minorile, tragica consuetudine in ancora troppe aree del mondo.
Nato nel 1983 il piccolo Iqbal ha 4 anni quando suo padre lo vende come schiavo ad un mercante di tappeti per ripagare un debito contratto dalla famiglia. La carne e l'innocenza di un bambino diventano merce di scambio.
Siamo in Pakistan. Incatenato e costretto a lavorare al telaio per almeno 12 ore al giorno, condizione condivisa con decine di bambini negli stessi spazi e con decine di migliaia di coetanei in tutta la nazione. I salari ridicoli e la giovane età fanno di queste creature i perfetti strumenti nelle mani di spietati mercenari.
Ma nel 1992 con alcuni compagni di sventura riesce ad uscire di nascosto dalla fabbrica per assistere alla celebrazione della giornata della libertà: sente probabilmente per la prima volta parlare di diritti e delle condizioni di tanti altri bambini come lui. Sente forse un fuoco dentro, trova coraggio, prende la parola, improvvisa un discorso. E fa scalpore, in piazza e nei giorni seguenti quando i giornali riprendono il suo intervento. Un avvocato del Fronte di liberazione dal lavoro schiavizzato lo aiuta a preparare una lettera di dimissioni da presentare al suo padrone, perché Iqbal in quell'inferno non vuole più tornarci. In questo momento ha 9 anni, soltanto 9 anni. Diventa uno dei portavoce del Fronte, viene intervistato da giornali e televisioni di tutto il mondo, partecipa a convegni dando voce al dramma dei bambini lavoratori. Ricomincia a studiare. Vuole diventare avvocato per aiutare altri che hanno vissuto il suo incubo, ma non potrà farlo mai. La sua vita viene spezzata a soli 12 anni da colpi di pistola a bruciapelo mentre pedala in bici nel suo paese natale, Muridke. A chi poteva dare così fastidio un bambino di 12 anni? Ai troppi che lucrano sulle miserie di famiglie ridotte alla fame. Si sprecheranno premi postumi, intitolazioni di scuole e strade, ma Iqbal era da proteggere in vita, non da piangere con frasi di circostanza.