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«Quanto accaduto a Padova è inaccettabile»

Alcune voci dal mondo protestante, a proposito della decisione della Procura di Padova di impugnare i certificati di nascita dei figli di coppie omogenitoriali

La decisione della Procura di Padova di impugnare gli atti di nascita di 33 bambini e bambine figli di due madri è «una cosa ignobile». Lo dice Letizia Tomassone, pastora valdese di Napoli, docente di studi femministi e di genere presso la Facoltà Valdese di Teologia di Roma. «Privare dei bambini dei loro genitori è ignobile. Anzi tutto sono una madre single e ho avuto a lungo il timore di non sapere cosa sarebbe successo a mio figlio se non ci fossi più stata. Per questo mi ero messa d’accordo con delle amiche, costruendo una rete di famiglia solidale. Va capito che questa è un’angoscia che prende i genitori non “protetti” da una famiglia tradizionale, borghese, quindi mi identifico molto nei bambini e nei genitori che stanno vivendo questa situazione così terribile».

Come chiese protestanti «noi non definiamo la famiglia in base all’appartenenza di sangue, la famiglia è il luogo dell’amore, che si costruisce sulla base di un progetto, è il luogo degli affetti. Anche la chiesa stessa può essere un appoggio per queste famiglie». E a questo proposito le comunità protestanti sono già schierate: «Supportiamo e supporteremo queste persone, senz’altro. Là dove ci sono le famiglie arcobaleno, ci siamo e siamo supportivi».

Come andrà a finire, secondo la pastora valdese? «Mi auguro che i sindaci mantengano la loro posizione di autonomia da una politica ideologica centralizzata. I sindaci hanno una possibilità e invoco la loro libertà di autonomia locale. Spero poi che la mobilitazione si allarghi e che anche la chiesa cattolica si schieri con queste che sono famiglie». Infine, per quanto riguarda le chiese evangeliche al loro interno, «mi auguro che anche sul tema della gestazione per altri ci siano non solo riflessioni in ordine sparso ma collettivamente. Auspico che il prossimo sinodo valdese assuma anche nuove prese di posizione su queste istanze».

Per Daniela Di Carlo, coordinatrice della Commissione fede genere e sessualità delle Chiese battiste, metodiste e valdesi, pastora a Milano, teologa femminista, «stiamo diventando lo zimbello dell’Europa. Quanto accaduto a Padova è inaccettabile: avere un nome è una questione di identità. Da un punto di vista teologico siamo di fronte a un pensiero unico, una dittatura, che è l’antitesi della apertura che ha avuto Gesù ad accogliere le differenze, diversità che erano al margine, non al centro della storia. Come fa questo asse politico che ci governa e che si proclama ipercristiano a selezionare chi sta dentro la storia e chi fuori? Gesù ha scritto una storia del cristianesimo plurale, invece oggi siamo di fronte ad un’unica lettura della realtà. La seduzione di avere una unica visione della storia appare purtroppo ormai sdoganata». E riguarda forse non a caso temi quali la maternità.

«Perchè parliamo ancora e sempre di dominio sul corpo femminile ed è una cosa drammatica. Ancora lo Stato, le religioni, si arrogano il diritto di dire alle donne come usare il loro corpo. Inaccettabile», aggiunge Di Carlo.

E le chiese protestanti? «Pochi giorni fa abbiamo celebrato a Milano con la collega Eleonora Natoli un battesimo di un bambino coi due papà e lo abbiamo registrato. Resistiamo nelle prassi che devono diventare pratiche, con azioni concrete come questa». Dunque la proposta è: «se noi come chiese lo facciamo perché riconosciamo questa possibilità, possono farlo anche altri soggetti», come i Comuni.

L'intero articolo si può leggere su www.nev.it.


Foto Pietro Romeo

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