Ricerca e consulta tutti gli articoli fino a luglio 2023

Questo archivio raccoglie articoli storici del nostro sito, conservando una preziosa testimonianza delle notizie e degli eventi passati.
Come utilizzare il modulo di ricerca
Il nostro modulo di ricerca è uno strumento potente che ti permette di esplorare l'archivio in modo facile e intuitivo. Puoi cercare gli articoli utilizzando diversi criteri:
  • Inserisci parole chiave o frasi specifiche per trovare articoli che trattano gli argomenti di tuo interesse.
  • Se stai cercando articoli scritti da un autore specifico, puoi inserire il suo nome per visualizzare tutte le sue pubblicazioni presenti nell'archivio.

I diritti in salsa cinese

Liberate su cauzione le 5 attiviste che si battono contro le violenze di genere in Cina. Rischiano comunque un processo

Sono state liberate dal governo cinese le cinque attiviste fermate l’8 marzo con l’accusa di disturbo della quiete pubblica e istigazione al disordine. Le donne, di età compresa fra i 25 e i 32 anni, avevano organizzato una manifestazione per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle ripetute molestie sessuali che giornalmente vengono commesse sui mezzi pubblici dell’immenso stato asiatico. Erano in procinto di distribuire adesivi con le scritte "Basta abusi sessuali, lasciateci vivere in pace!" e "Coraggio polizia, arresta chi commette abusi sessuali!".

Il loro arresto aveva portato vari attori internazionali a mobilitarsi con appelli per la liberazione rivolti alle autorità di Pechino: per prima è stata l’Europa a farsi promotrice della causa di scarcerazione, seguita dal Segretario di stato americano John Kerry e dalla neo candidata alle elezioni statunitensi Hillary Clinton. Il rilascio è avvenuto a seguito del pagamento di una cauzione, ma ciò non equivale ad una sentenza assolutoria: la polizia ha infatti dodici mesi di tempo per formulare o dettagliare al meglio i capi di accusa e tornare quindi ad arrestare le donne in qualsiasi momento. 

«La decisione di rilasciare le cinque attiviste è una svolta incoraggiante ma non basta: ora le autorità devono terminare il lavoro e ritirare tutte le accuse e le restrizioni nei loro confronti»  ha detto William Nee, ricercatore per la Cina di Amnesty International.

Le ragazze fanno parte del Gruppo d'azione per i diritti delle donne in Cina. Hanno raggiunto la ribalta internazionale nel 2012 con la campagna “Occupy Toilet” con cui rivendicavano una maggiore diffusione di bagni pubblici per sole donne, sempre allo scopo di evitare abusi e violenze, ed in seguito si sono occupate di sollecitare il governo a porre mano ad una legislazione sul tema delle violenze domestiche. Temi che sporcano l’immagine che il dragone cinese vuole offrire al mondo, e per questo motivo simili azioni vengono contingentate e bloccate con accuse solitamente pretestuose.