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La comunità della condivisione

Un giorno una parola – commento a Atti degli apostoli 4, 32

«Mio è l’argento e mio è l’oro», dice il Signore degli eserciti
Aggeo 2, 8

La moltitudine di quelli che avevano creduto era d’un sol cuore e di un’anima sola; non vi era chi dicesse sua alcuna delle cose che possedeva, ma tutto era in comune tra di loro
Atti degli apostoli 4, 32


Bello leggere che questi credenti della prima comunità di Gerusalemme erano di un sol cuore e di una sola anima. Erano uniti nel cercare la gloria di Dio, gli apostoli con potenza rendevano testimonianza della risurrezione di Cristo e grande era la stima per tutti loro.
I credenti di Gerusalemme avevano capito una cosa molto importante, che tutto quello che avevano apparteneva a Dio. E quindi che chi aveva di più doveva aiutare chi fra loro era nel bisogno.
Non conosciamo i particolari, però una cosa è certa: nella comunità c’erano bisognosi che godevano della solidarietà di tutti. Vera manifestazione dell’amore che avevano gli uni per gli altri.

L’esperienza di quei credenti è stata eccezionale, oppure è un esempio per noi, credenti di oggi? La risposta sta nella Bibbia. In I Giovanni 3, 16-18, infatti, leggiamo: «Da questo abbiamo conosciuto l’amore: egli ha dato la sua vita per noi; anche noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli. Ma se qualcuno possiede dei beni di questo mondo e vede suo fratello nel bisogno e non ha pietà di lui, come potrebbe l’amore di Dio essere in lui?».
La prassi della comunità apostolica di Gerusalemme, fondata sul principio di uguaglianza, sconvolge ogni logica umana, quella di accumulare solo per sé. Dare in base alle proprie possibilità, condividere quello che si può dare, affinché chi ha di più aiuti chi ha di meno. Questo è quello che ci ricorda ancora l’apostolo Giovanni, di non amare a parole, ma nella concretezza del nostro agire di credenti. Non c’è gioia più grande che quella di vedere come la grazia del Signore agisce attraverso di noi.

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