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La misericordia di Dio è più grande del nostro peccato

Un giorno una parola – commento a Salmo 6, 1

O Signore, non correggermi nella tua ira, non castigarmi nel tuo sdegno
Salmo 6, 1

Dio non ci ha destinati a ira, ma ad ottenere salvezza per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo, il quale è morto per noi
I Tessalonicesi 5, 9-10


Che bel personaggio è questo antico salmista! Finalmente uno che invece di sfoggiare dinanzi a Dio i suoi meriti, riconosce il suo peccato ed è consapevole di meritare il castigo, e supplica il Signore di non punirlo con ira ma di usargli misericordia. Quanto diverso questo atteggiamento da quello di un tale che dinanzi all’affermazione che siamo tutti peccatori ha replicato “io non lo sono: non ho nulla da rimproverarmi”!
La Scrittura ci dice che il primo passo di un cammino di conversione è riconoscersi peccatori e riconoscere che Dio avrebbe tutto il diritto di punirci. Ma la Scrittura ci dice anche che la misericordia di Dio è più grande del nostro peccato e che la volontà di Dio non è la morte del peccatore ma la sua conversione. Questo deve portarci a capire che tanti mali del nostro mondo sono permessi (non voluti) da Dio, ma sono l’amaro frutto del nostro peccato: le guerre, le ingiustizie, le violenze. Il Signore non impedisce queste cose perché ha voluto lasciarci liberi di scegliere tra il bene e il male. Per questo motivo la preghiera del salmista potrebbe essere parafrasata così: “O Signore, non abbandonarci alle conseguenze delle nostre scelte sbagliate, non permettere che ci castighiamo da soli operando il male”. E il Signore, che ascolta sempre la nostra preghiera, continuerà a seminare semi di bene nel nostro cuore; se permetteremo loro di sbocciare e li coltiveremo con cura, avremo contribuito a far progredire il nostro mondo verso la piena manifestazione del regno di Dio, un regno di pace, di giustizia, di amore.

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