
Rai e territori periferici
22 marzo 2023
L’Uncem torna a sottolineare i problemi di ricezione (e non solo)
Il 17 luglio 2021, il presidente Uncem (Unione nazionale comuni comunità enti montani) Marco Bussone, trasmetteva ai nuovi vertici Rai una lettera aperta, rimasta senza risposta e senza incontri a seguire, con chi guida il servizio pubblico. I punti toccati, le proposte fatte, sono attualissime. E sono proposte utili alla Commissione di Vigilanza parlamentare sulla Rai, da poco rinnovata. La Rai sia tv per i territori, che unisce il Paese partendo dai territori.
A distanza di un anno e mezzo da quel luglio 2021 e da quella lettera aperta, Uncem la rilancia. Con l’auspicio che non resti una mail tra le tante, anche per i parlamentari. E per i vertici Rai in primis.
«L’Uncem chiede alla Rai il confronto su 10 punti; ne riprendiamo 4, sempre di particolare attualità per chi vive nelle valli (e non solo). Molti Enti territoriali montani – Comuni, Comunità montane, Unioni montane di Comuni – sono proprietari e gestiscono, fanno manutenzione a decine di impianti radio-televisivi per la diffusione del segnale. Non ci fossero sarebbero milioni gli italiani che non vedrebbero i canali Rai e l’intero bouquet televisivo. Gestiscono quei ripetitori nell’interesse dei cittadini, è chiaro, ma anche della Rai.
Insieme dobbiamo individuare risorse – a esempio dalla tassa di possesso sui televisori d’intesa con il Ministero dello Sviluppo economico – per la sostituzione di impianti obsoleti di proprietà degli Enti locali montani, per evitare l’interruzione di pubblico servizio a causa dell’impossibilità di manutenzione straordinaria sugli impianti. Le sperimentazioni avviate con la Direzione tecnica, con il CTO Rai, con Rai Way, con il Centro Ricerche devono continuare. E stanno proseguendo con ottima interazione di Uncem.
L’informazione regionale è importantissima per i territori e per gli Enti locali. È vero servizio pubblico che differenzia la Rai da altre aziende e crediamo che il Tgr possa essere esteso nei tempi, almeno nelle due edizioni delle 14 e delle 19,30. Come in alcune Regioni italiane, il tempo del Tgr è raddoppiabile, con maggior numero di servizi, approfondimenti, inchieste, analisi dei territori. Siamo a disposizione per unire contenuti, individuare notizie, coinvolgere gli Enti locali. L’informazione è la fonte della coesione.
Il è una grande emergenza del Paese. Uncem lo denuncia da dieci anni. Gran parte del territorio montano italiano (il 54%) naviga in Internet a velocità non adeguate e in linea con gli altri Paesi Ue, oltre che molto più basse rispetto alle zone urbane. Lo abbiamo capito nel corso del primo lockdown tra telelavoro e Dad, call e Zoom. Ma le sperequazioni sono emerse con forza. Con Rai possiamo fare un lavoro congiunto per portare infrastrutture di rete e soprattutto una nuova digitalizzazione, nuove competenze e piattaforme. Dobbiamo vincere insieme quelle sperequazioni che diventano disuguaglianze. Diversi “segnali” per territori migliori e più uniti. Migliori piattaforme di diffusione, studiate ad hoc con l’obiettivo di superare il divario digitale territoriale.
Infine, le minoranze linguistiche in Italia non sono sub-cultura. Sono emblematiche della storia e delle tradizioni di molti territori, in particolare montani. Le minoranze linguistiche sono “lingue madri”. La Rai potenzi le trasmissione a diffusione locale in lingua minoritaria. Lo prevede la legge nazionale 482/1999, ma in un articolo mai attuato. È il momento giusto, per aumentare la vicinanza della Rai alle comunità dei territori».