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L’Erbario di Edouard Rostan: una natura in movimento

È in distribuzione il numero di febbraio del free press L'Eco delle valli valdesi, dedicato al Comune di San Germano Chisone. Qui la storia dell'erbario di Edouard Rostan

È in distribuzione il numero di febbraio del free press L'Eco delle valli valdesi, dedicato al Comune di San Germano Chisone. Qui di seguito l'articolo che racconta la storia dell'importante erbario di Edouard Rostan, che vivrà una nuova stagione grazie alla digitalizzazione in corso

La Fondazione Centro culturale valdese (Ccv) di Torre Pellice ha dedicato il nono “Quaderno del patrimonio culturale valdese” a L’Erbario di Edouard Rostan. Studi botanici nelle valli valdesi. Già custodito dal Liceo valdese prima e ora dalla Fondazione Ccv, l’erbario originale è attualmente in via di digitalizzazione al Museo di Scienze naturali di Torino.

Oltre 2000 fogli raccolgono gli studi botanici del medico e grande amante della natura Pierre Edouard Rostan, nato in una borgata di San Germano Chisone nel 1826 e morto nello stesso Comune nel 1895, dopo aver esercitato la professione di medico per quarant’anni, soprattutto in val Chisone.

Rostan esplorò la flora delle valli pinerolesi e cuneesi, arrivando fino ad alcune valli della Valle d’Aosta, ma entrò in contatto con società di scambio in Francia, Svizzera, Germania, Inghilterra, Svezia. Come spiega Davide Rosso, direttore della Fondazione, «Edouard Rostan aveva rapporti un po’ dappertutto con il mondo botanico, con cui scambiava informazioni e piante raccolte. Aveva l’ambizione di descrivere un territorio attraverso le sue piante. Scoprì, a esempio, un tipo di genziana ancora ignota, che porta infatti il suo nome, la Gentiana Rostanii. Con gli anni nacque l’Erbario Rostan, che racconta le valli valdesi attraverso le sue piante. L’Erbario rimase per circa 150 anni al Collegio valdese, dove fu utilizzato dal professor Maggiore, collega di Rostan, e dai suoi studenti, e qualche anno fa è stato spostato alla Fondazione Valdese».

Grazie al lavoro di Edouard Rostan scopriamo quindi che la natura è in “movimento”, si modifica, si trasforma. Ci presenta la fotografia di un momento temporale delle valli valdesi, di un patrimonio, di un territorio che racconta la sua storia. «Molte delle piante descritte da Rostan oggi non esistono più alle Valli – conferma Rosso – si sono estinte o si sono spostate, e ne sono arrivate altre al posto».

L’Erbario è attualmente affidato al Museo di Scienze naturali di Torino, che si sta occupando della sua digitalizzazione: «Un lavoro molto delicato, che pone attenzione alla fragilità delle piante disidratate presenti sui vari fogli. Quando il lavoro sarà finito l’erbario originale sarà sistemato in apposite teche al Centro culturale valdese, mentre la parte digitalizzata, con le relative schede e nomi delle piante, sarà a disposizione del pubblico, che potrà sfogliare i fogli in versione analogica». Un progetto importante, che è stato realizzato in collaborazione con l’Associazione Amici del Collegio valdese.

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