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Stare davanti a Dio

Un giorno una parola – commento a Matteo 6, 6

Il Signore ha ascoltato la mia supplica, il Signore accoglie la mia preghiera
Salmo 6, 9
Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa
Matteo 6, 6

La preghiera biblica non è un discorso su Dio, non è parlare di Dio, ma è parlare a Dio. E non solamente per rivolgergli delle richieste, sebbene Egli sia disposto sempre ad ascoltarci ed accoglierci, cosa di cui ha fiducia anche il salmista, quando, nella sua afflizione afferma: «L’Eterno ha udita la mia supplicazione, il Signore accoglie la mia preghiera» (Salmo 6, 9). Chi prega ha consapevolezza di trovarsi davanti a Dio. “Stare davanti a Dio, con la propria umanità, così com’è, ricca o povera, malata o sana, adulta o giovane, è la prima condizione per iniziare quella relazione che sfocia nella preghiera” (R. Fabris, La preghiera nella Bibbia). L’esperienza di Gesù che vive in maniera intensa il rapporto con Dio che chiama Abba-Padre, è proprio questa dello stare davanti a Dio come un figlio che parla liberamente e sinceramente con suo Padre e che insegna ai suoi discepoli a fare altrettanto con la preghiera del “Padre nostro” (Matteo 6, 9-13).
Pregare non è dire parole, tante parole, recitare formule, per essere visti dagli altri. Gesù si oppone all’esibizionismo di talune persone che chiama ipocriti, in cerca di riconoscimenti, favori ed onori. La preghiera non consiste nel voler ottenere qualcosa ma nel voler raggiungere una piena comunione con Dio per mezzo di Gesù Cristo nello Spirito, assieme alla comunità dei fratelli e delle sorelle in fede. Essa “si svolge al meglio nell’intimità della propria stanza ovvero nella propria interiorità, quel luogo profondo dove il mio essere si raccoglie e si costruisce davanti a Dio e con Dio” (D. Marguerat, La preghiera salverà il mondo).