Vivere nella realtà nuova che esiste in Cristo
09 gennaio 2023
Un giorno una parola – commento a Filippesi 4, 8
Non favorire l’empio attestando il falso
Esodo 23, 1
Fratelli e sorelle, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri
Filippesi 4, 8
Non è stato sempre così per l’apostolo Paolo. Cose belle buone e giuste non sono state affatto oggetto dei suoi pensieri. «L’uomo che parla ha dovuto prima di tutto, duramente, scrivere queste frasi [e molte bellissime altre] sulla sua carne» (D. Marguerat, Paolo di Tarso. Un uomo alle prese con Dio, Claudiana). Che significa? Vuol dire che la sua storia umana e spirituale è spezzata in due: “Da persecutore a perseguitato”. Prima lotta contro i seguaci di Gesù Cristo, i cristiani, facendoli imprigionare e approvando la loro uccisione, poi, un giorno, folgorato da una Luce e colpito da una Voce che è quella di Cristo stesso (Risorto), diventa messaggero dell’Evangelo: la Buona Notizia dell’amore di Dio per il mondo. In lui sovrabbonda la grazia di Dio e benché tribolato e spesse volte recluso, egli rimane interiormente libero e instancabile: “proclamava il regno di Dio e insegnava le cose relative al Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento” (Atti 28, 31).
I filippesi, ai quali l’apostolo Paolo scrive dal carcere, sono i cristiani di Filippi, prima comunità che Paolo fondò sul suolo europeo (Atti degli apostoli 16). Traspare dall’intero scritto l’affetto, la familiarità, l’amicizia, il desiderio di rivedersi tra l’apostolo e quei credenti lontani. È una lettera molto personale con la quale egli ringrazia per un dono ricevuto ed esorta a rallegrarsi, a perseverare nella fede, nella preghiera, nell’annuncio del vangelo, nell’imitazione del Signore, nonostante le difficoltà, le tribolazioni. Fra le raccomandazioni c’è quella di ricercare tutte le cose belle, buone, positive che poi erano le virtù decantate dalla cultura greca, valori etici universali. La novità è che ora quei credenti, mantenendo la vita intera nella realtà nuova che esiste in Cristo Gesù, sono veramente in grado di compiere ciò a cui gli altri aspirano. Paolo ha raggiunto una maturità nell’unione con il Signore che nessuno gli può togliere e invita anche gli altri suoi fratelli e sorelle in Cristo a un comportamento degno della vocazione ricevuta.