Gesù, salvezza per tutti i popoli
05 gennaio 2023
Un giorno una parola – commento a Luca 2, 29-31
O Dio, tu mi hai istruito sin dalla mia infanzia, e io, fino a oggi, ho annunciato le tue meraviglie
Salmo 71, 17
Simeone disse: «Ora, o mio Signore, tu lasci andare in pace il tuo servo, secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, che hai preparata dinanzi a tutti i popoli»
Luca 2, 29-31
Chi era Simeone? Un uomo qualunque. Né un sacerdote, né un rabbino, ma “un uomo giusto e devoto, che attendeva la consolazione d’Israele”. Lo Spirito Santo gli aveva rivelato che non avrebbe visto la morte prima di aver visto il Cristo del Signore.
E quando lo Spirito lo conduce nel Tempio nella stessa ora in cui viene presentato Gesù, e Simeone prende in braccio quel bambino di sei settimane, subito lo riconosce: è lui che sarà lo strumento di salvezza. Non solo per Israele, ma per tutti i popoli.
La gioia di quest’uomo è enorme. Ora, può morire in pace. È pronto. Non sappiamo nemmeno con certezza se fosse vecchio o no, ma non importa. Dopo che i suoi occhi hanno visto la salvezza inviata da Dio, egli è pronto a morire. Non conta niente, tutto il resto.
Questo testo ci viene proposto proprio a pochi giorni dal Natale, per ricordarci che il senso di gioia, di sorpresa di Simeone vale anche per noi, che talvolta prendiamo per scontato il senso dell’incarnazione e la salvezza portata da Gesù, a tutti gli uomini e le donne; e non sempre riusciamo a mantenere viva la gratitudine per averci chiamati e chiamate a servirlo.
Ma c’è un altro aspetto di questo inno di Simeone che vorrei sottolineare: questo “lascia andare in pace il tuo servo”. Come non pensare alla cantata di Bach con le parole di Martin Lutero “Ich habe genug”? Le parole nel recitativo dicono: «Ne ho a sufficienza. La mia consolazione è solo in questo, che Gesù è mio e io vorrei essere suo. Lo serbo nella fede, poiché già ora vedo con Simeone la gioia di ogni vita. Camminiamo con quest’uomo! Ah, voglia il Signore liberarmi dalle catene del mio corpo; ah, anche se fosse la mia fine qui, ti dico, oh mondo, con gioia: ne ho a sufficienza» (traduzione di William Jourdan).
Questo senso di pienezza di vita, questa serenità di fronte alla morte, può aiutare anche noi a mantenere un distacco dalle cose del mondo, e un’attesa della fine vista come un ricongiungimento con Dio.
Immagine: A. N. Mironov, San Simeone con il bambino Gesù Cristo nel tempio, 2014