Il Regno di Dio è già presente in mezzo a noi
27 dicembre 2022
Un giorno una parola – commento a Giacomo 5, 7
Come ho vegliato su di loro per sradicare e per demolire, per abbattere, per distruggere e per nuocere, così veglierò su di loro per costruire e per piantare» dice il Signore
Geremia 31, 28
Siate dunque pazienti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Osservate come l’agricoltore aspetta il frutto prezioso della terra pazientando, finché esso abbia ricevuto la pioggia della prima e dell’ultima stagione
Giacomo 5, 7
La storia umana è paragonata in questa similitudine di Giacomo ad una immensa piantagione che ha ricevuto il seme della salvezza che, nel tempo restante, fino alla parousía del Signore, deve crescere per essere mietuto alla fine del tempo. Questo testo ci ricorda alcune parabole dei Vangeli, dove il seme che cresce nella storia e nei cuori degli esseri umani è la Parola, fatta carne e azione nel tempo storico. Serve questa immagine poetica come istruzione per imparare a coltivare la pazienza. La similitudine mostra “in parabola” che l’azione di Dio nella storia avviene attraverso le parole e le azioni di Gesù. In modo nascosto come un seme, il Regno di Dio è presente in mezzo a noi in Cristo Gesù nostro Signore nelle opere che compì per la nostra salvezza. Queste opere silenziose sono le opere e le parole di Dio che suscitano discepoli e discepole; questo è il modo di agire di Dio nella storia: nel nascondimento. Qui troviamo una rivelazione profonda che sconfessa tutte le aspettative del regno di Dio come qualcosa che irrompe da fuori la storia in mezzo a cataclisma cosmici, e ci indica l’arrivo del Regno come qualcosa che è già presente nella storia nella forma di azioni presenti nella realtà concreta dei discepoli e discepole che fa fermentare la vita, perché diventi pane di Dio per il mondo e perché siano trovati tutti coloro che erano persi e devono essere ritrovati. Da parte nostra ci vuole la pazienza del contadino che semina ed attende la crescita del seme che avviene come dono divino.
Troviamo nelle parabole pure un’altra costante, il regno di cui si parla è già presente nella vita (opere ed azioni) di Gesù. Se questo è l’inizio contrastato e umile della presenza del regno in mezzo a noi, è chiaro che l’affermazione del finale della storia equivale ad una promessa che dovrebbe suscitare la speranza paziente in noi. La similitudine di Giacomo mostra che la conclusione appartiene a Dio che compirà la sua promessa: i discepoli e le discepole di Gesù continuano a ricercare tutto quello che si è perso, continuano ad essere seme, lievito e luce che cresce dentro la storia degli uomini portando il regno di Dio in mezzo ai popoli. La dimensione escatologica di similitudini come questa non ci deve sfuggire, vi è sempre questo elemento conclusivo della fine del tempo e l’inizio del nuovo radicale di Dio. La pazienza vive nel suolo della speranza e cresce quando riconosciamo nella fine l’inizio ed entrambi, inizio e fine nella Parola incarnata seminata nella storia e nella nostra stessa carne.