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#FreeAssange alla Mostra del Cinema di Venezia

Grido di allarme dei giornalisti: «A rischio il diritto di cronaca e il dovere di informare»

«Se Julian Assange verrà estradato negli Stati Uniti e condannato, nessun giornalista sarà più libero», questo è il messaggio levatosi in modo univoco all’interno della Casa degli autori del Lido per chiedere la liberazione del fondatore di Wikileaks

Accolta dal palcoscenico internazionale della Mostra del Cinema di Venezia, l’iniziativa – seguita da centinaia di persone anche sui social – ha riportato l’attenzione su una vicenda dirimente in tema di libertà di stampa e di diritti umani.

«Assange – ha ricordato il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, Giuseppe Giulietti – è oggi accusato di spionaggio, quando, di fatto, ha semplicemente svolto e con dovizia il proprio lavoro, ossia il mestiere di cronista e dunque, diffondendo notizie di pubblico interesse. Ogni giornalista ha il dovere di farlo, come sancito anche da diverse sentenze della Corte Europea. 

Il segreto di Stato, tanto invocato nel caso specifico di Assange, non è stato richiesto per tutelare i cittadini e la loro sicurezza, bensì preteso per tutelare le sole azioni governative. Assange, poi, entrando nel merito delle carte di cui è venuto in possesso, prima di renderle pubbliche, insieme alla sua redazione, ha applicato un controllo meticoloso e serrato al fine di cancellare i nomi di tutte le persone che potessero essere messe in pericolo.

Di fatto – conclude Giulietti –, non gli è mai stato perdonato di aver mostrato al mondo le foto delle torture di Guantanamo e di aver illuminato altri eventi oscuri. 

Siamo qui per rivendicare la liberazione di Assange e quella di tutti i giornalisti incarcerati per avere correttamente informato i cittadini in Messico, in Siria, in Turchia, in Egitto, in Russia…».

Giulietti, infine, ha ricordato l’impegno della Federazione nazionale della stampa italiana, da sempre in prima linea nella battaglia #FreeAssange, e quello dell’Ordine dei giornalisti che ha deciso di conferire la tessera ad honorem iscrivendo Assange all’albo, elenco professionisti: «Una decisione coraggiosa perché consapevoli che Assange può esser divisivo, tuttavia noi dobbiamo guardare all’oppressione in quanto tale, non al suo eventuale “colore”».

A consegnare la tessera (simbolicamente ad Assange) tra le mani della collega Stefania Maurizi, che dal 2008 segue il caso, è stato il presidente nazionale dell’Ordine, Carlo Bartoli, con la segretaria Paola Spadari

«Siamo qui per difendere Assange e tutti i giornalisti che ogni giorno si battono per svolgere il proprio lavoro con la schiena dritta. Sotto accusa non c’è solo una persona bensì il diritto/dovere di cronaca», ha ricordato Bartoli.

«Mai come oggi - ha proseguito Monica Andolfatto – il giornalismo d’inchiesta è sotto attacco e non solo in Italia a conferma di quanto sia importante il ruolo di chi fa informazione tra i bavagli, compresi quelli connessi al precariato», ha concluso la segretaria regionale del Sindacato giornalisti Veneto.

Andrea Purgatori ha portato la sua testimonianza «di cronista “scomodo”», sotto pressione da più fronti per le inchieste che ha realizzato in passato e che tutt’ora intraprende.

 «Il giornalismo non è un reato. Non bisogna mai scordarsi che il prezzo pagato da Assange è pesante anche in termini affettivi, una vicenda che, oltre a lui, sta mettendo a dura prova anche i suoi familiari», ha sottolineato Tina Marinari, coordinatrice delle campagne di Amnesty International affiancata da Donatella Mardolla, coordinatrice del neonato Comitato Veneto ProAssange.

Manuela Piovano, vicepresidente nazionale dell’Associazione degli Autori, ha ribadito ancora una volta l’impegno della sua categoria. 

Non sono mancate le testimonianze del mondo dello spettacolo: l’attrice Ottavia Piccolo e Laura Delli Colli, presidente del Sindacato nazionale giornalisti cinematografici italiani (Sngci), hanno ribadito che, «quando sono in ballo libertà e diritti ognuno deve fare la propria parte».

A condurre i lavori è stato Vincenzo Vita, il presidente di Aamod, l’Archivio audiovisivo del movimento operaio; senza la sua passione militante e senza la sua tenacia quest’occasione di mobilitazione unitaria, cui ha aderito anche l’associazione Articolo21 e nel merito anche alcune testate del mondo protestante (tra le quali Riforma – eco delle valli valdesi e l’Agenzia stampa Nev), non ci sarebbe stata.

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