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Portare il lieto messaggio di pace

Un giorno una parola - commento a Atti degli apostoli 10, 36

Il Signore sarà l’arbitro fra molti popoli; ed essi trasformeranno le loro spade in vomeri d’aratro, e le loro lance, in falci 

Isaia 2, 4

Questa è la parola ch’egli ha diretta ai figli d’Israele, portando il lieto messaggio di pace per mezzo di Gesù Cristo. Egli è il Signore di tutti 

Atti degli apostoli 10, 36

L’apostolo Pietro è invitato ad andare in casa di Cornelio, un pagano simpatizzante della fede cristiana, perché in seguito alla sua preghiera insistente gli era apparso un angelo per dirgli che la sua preghiera era stata esaudita e che avrebbe dovuto chiamare Pietro per ricevere un adeguato messaggio sulla fede che stava per accogliere. 

Pietro, dunque, messo al corrente della motivazione di questa sua visita, esordisce dicendo che il Dio della sua fede non è un Dio classista, razzista, escludente, ma un Dio che accoglie nella sua casa chiunque dichiari di temerlo e di operare secondo giustizia. È, pertanto, un Dio che non bada alla classe sociale di appartenenza né alla etnia né alla cultura né alla nazionalità di appartenenza. Tanto meno si lascia condizionare da pregiudizi e tradizioni umane. Ma è un Dio accogliente, aperto a qualsiasi credo di provenienza o anche a particolari filosofie di vita. Un Dio davvero ecumenico, potremmo dire, purché se ne riconosca la signoria sulle altre divinità – che oggi potrebbero essere ricchezza, denaro, potere o altro – e il suo fondamentale ruolo di procacciatore di pace. Una pace del tutto particolare, perché è quella che ci consente di essere accettati alla presenza di Dio mediante una giustizia che non viene da noi, esseri umani peccatori, ma da Cristo stesso. Una giustizia che ci viene donata nella morte e risurrezione di Cristo, diventandone suoi fratelli e sorelle, figli e figlie di Dio. Ed è questo evento unico di morte-risurrezione che apre le porte al Regno di Dio e dunque alla nascita a una nuova vita guidati dallo Spirito di pace lasciatoci da Cristo. Ricordiamoci, allora, che la pace è anche quella personale della serenità e del pieno benessere con Dio e l’umanità da cui siamo circondati. Ricordiamoci che essa è anche quella interpersonale, fra popoli e nazioni, fra regioni e paesi. E noi, tutte e tutti, siamo chiamati a procacciare quella pace per cui Cristo stesso ha detto: «Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt. 5, 9).Ma deve essere chiaro che non si potrà parlare di vera pace in assenza di giustizia e di autodeterminazione dei popoli. 

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