Le nostre capacità vengono da Dio
27 aprile 2022
Un giorno una parola – commento a II Corinzi 3, 5
Tenetevi stretti al Signore, che è il vostro Dio, come avete fatto fino a oggi
Giosuè 23,8
Non già che siamo da noi stessi capaci di pensare qualcosa come se venisse da noi, ma la nostra capacità viene da Dio
II Corinzi 3, 5
È ormai entrata nell’abitudine corrente la presentazione a un colloquio di lavoro o a un qualsiasi concorso, di una lettera di referenze o di benevola raccomandazione, del tipo di quella dell’apostolo Paolo a Filemone perché riaccogliesse in casa il suo schiavo fuggitivo, Onesimo. Il “curriculum vitae” talora serve a ben poco in presenza di una raccomandazione autorevole. Ma qui sforiamo già nell’illegalità o nella corruzione vera e propria. Ad ogni buon conto, l’apostolo Paolo contesta questa pratica messa in atto da parte di precedenti missionari, in quanto la raccomandazione per lui presso i Corinzi consiste nella stessa presenza del frutto della sua evangelizzazione e cioè degli stessi Corinzi convertiti al Vangelo di Cristo. Una lettera di raccomandazione, dunque, non scritta con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente in seguito al servizio della predicazione apostolica. Una lettera scritta non su tavole di pietra, come la legge data da Dio a Mosè – il vecchio patto –, ma su cuori di carne, secondo l’espressione di Geremia ovvero secondo il nuovo patto inaugurato da Dio in Cristo Gesù. Ma tutto questo non va ascritto in alcun modo alle capacità intrinseche dell’apostolo, quanto piuttosto a uno specifico dono di Dio. Si potrebbe dire, per assurdo, che se Dio non avesse voluto l’apostolo Paolo non avrebbe mai e poi mai fondato una qualche chiesa cristiana. Ma Dio l’ha sostenuto e aiutato in questa opera di evangelizzazione non fosse altro che per le numerose conversioni all’unico vero Dio ottenute in Grecia e in tutta l’Asia Minore fino a Roma. A questo punto mi viene in mente quel versetto del salmo che dice: «Se Dio non edifica, invano si affaticano i costruttori».Ebbene sì, non c’è modo di realizzare un qualche progetto, una qualsiasi opera, che sia di annuncio dell’Evangelo o di prestazione diaconale, se Dio non ci sostiene. È lui l’artefice, il costruttore, il realizzatore dei nostri interventi, purché siano a fin di bene, anche se non è escluso che “Dio possa e voglia far nascere il bene da ogni cosa, anche dalla più malvagia” (D. Bonhoeffer). Preghiamo, dunque, il Signore, parafrasando un versetto di Michea (6, 8), affinché ci dia la forza di discernere il bene, di praticare la giustizia, di amare la misericordia e di camminare umilmente con il nostro Dio.