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Caporalato: prime condanne nel saluzzese

Il tribunale di Cuneo infligge pene fino a 5 anni. Flai Cgil «Sentenza storica»

Si è concluso con 5 condanne e 2 assoluzioni il primo grado del primo processo per caporalato nella provincia di Cuneo, relativo a fatti avvenuti nel Saluzzese, il maggiore distretto agricolo piemontese. Unindagine partita nel 2018 in seguito a un'inchiesta della Digos e alle segnalazioni del sindacato che avevano portato alla luce quella che il pm Carlo Longo nel corso del processo ha definito una situazione di "caporalato grigio” in cui  gli sfruttati, tutti braccianti di origine africana, erano utilizzati di giorno nei campi e di notte in un macello, con paghe misere e in nero, tenuti sotto scacco dal timore di perdere la fonte di reddito e il permesso di soggiorno «Si tratta di una sentenza storica - dichiara Andrea Basso di Flai Cgil Cuneo - perché la prima in questa zona dItalia che pure rappresenta uno dei comparti agricoli più importanti dItalia e mette di fronte chi, nei tavoli e nei confronti di questi anni, negava lesistenza del fenomeno del caporalato in questi territori. La sentenza mette luce su una situazione che va monitorata e su cui è necessario intervenire senza minimizzare il problema»

Condannati a 5 anni Moumouni Tassembedo, il "caporale" trentenne originario del Burkina Faso e condannati anche il suo ex datore di lavoro, Diego Gastaldi, e la madre Marilena Bongiasca, titolari di un'azienda agricola biologica di Lagnasco. 3 anni invece per Andrea Depetris e la moglie Monica Coalova, responsabili di una ditta per la macellazione di avicoli a Barge. Assolti Graziano Gastaldi e Agnese Peiretti, rispettivamente padre di Diego Gastaldi e madre di Andrea Depetris. A due braccianti riconosciuti come parte lesa sarà riconosciuto un risarcimento rispettivamente di 50 mila e 15 mila euro, mentre altri 10 mila euro andranno alla Cgil, e altrettanti al sindacato di categoria che rappresenta gli addetti del settore Flai Cgil oltre all'associazione “Sicurezza e Lavoro” costituitasi parte civile nel processo. «Lo scenario emerso nel corso del procedimento - conclude Basso - rende evidente più che mai la necessità di interventi volti a far incontrare attraverso uno sportello pubblico domanda e offerta di lavoro in modo trasparente. Inoltre è necessario proseguire con il difficile lavoro di divulgazione di una cultura della legalità nei confronti di tutti gli attori coinvolti».

 

Foto Open Soc. Found./P. den Blanken/Hollandse Hoogte/Redu

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