Con Dio supereremo ogni prova
23 marzo 2022
Un giorno una parola – commento a Giovanni 16, 33
Il Signore è la mia rocca, la mia fortezza, il mio liberatore
II Samuele 22, 2
Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo
Giovanni 16, 33
«Siamo al mondo per soffrire …». Vi è mai capitato di sentire parole come queste, seguite, per lo più, da un eloquente sospiro, al quale risponde un sospiroso «Eh, sì!» di approvazione da parte di qualcuno dei presenti. Son quelle frasi fatte, pronunciate per esprimere partecipazione ad eventi tristi o tragici, con la migliore intenzione d’essere di conforto al malcapitato e il risultato d’essere un po’ come i “consolatori molesti” del povero Giobbe.
Perché allora non dire in occasioni felici: “Siamo al mondo per gioire…”? A parte il vuoto di pensiero e di contenuti di espressioni quali “Siamo al mondo per soffrire …” con annessi sospiri d’approvazione, si manifestano in esse una visione ingenuamente unilaterale della realtà, quasi la vita fosse solo dolore e tristezza, e una interpretazione della condizione umana pericolosamente fatalista. Quanta parte del male che gli uomini soffrono se la infliggono reciprocamente, quando non siano, il che non è raro, la prima causa del proprio male? Sofferenza e tribolazioni sono possibilità, non necessità ineluttabili, eventualità per tutti e, purtroppo, anche per il credente. Per il cristiano, in relazione alle circostanze, è probabile, oltre che possibile, che incontri tribolazioni proprio in conseguenza della sua fede. Pensiamo all’ostilità o alle situazioni di aperta persecuzione che i Cristiani hanno sofferto nelle diverse epoche storiche e che soffrono ancor oggi in alcune parti del mondo. È bene essere preparati all’evenienza, e Gesù prepara i suoi. Una difficoltà prevista e messa in conto vede neutralizzato, in primo luogo, il suo potere di destabilizzare, di erodere la fiducia e la motivazione di chi si trova ad affrontarla, ma a questo Gesù aggiunge l’esortazione ad avere coraggio e, ponendo se stesso come esempio di vittoria sul mondo, non mette in campo un esempio irraggiungibile, ma garantisce al discepolo, in qualsiasi frangente, l’attivo sostegno di Dio. Non sulle nostre forze, non con le nostre forze, dunque, ma con Dio e appoggiandoci su Dio, supereremo ogni prova che ci si presenti, riconoscendo in fine che il Signore è la nostra rocca, la nostra fortezza, il nostroliberatore, come aveva ben compreso e cantato Davide in questo Salmo di gratitudine al Signore, che lo aveva liberato dai suoi nemici.