Settant’anni della libreria Claudiana di Roma
15 marzo 2022
Un punto di riferimento non soltanto per le pubblicazioni teologiche e religiose
Oggi 15 marzo la libreria Claudiana di Roma compie 70 anni. Visto il periodo, tra la pandemia di Covid-19 non ancora esaurita e la guerra in Ucraina appena cominciata, non è sembrato il caso di fare una festa con torta e candeline. Per il momento la libreria ha pensato di celebrare l’anniversario con «una serie di post su Facebook con alcuni titoli significativi per ogni decennio di storia: un titolo Claudiana e un titolo di varia», spiega Rossella Luci, che da più di trent’anni lavora nella libreria.
Raccontandoci com’è cambiata in questi anni, ci spiega che sono mutati in primis gli spazi fisici, più che raddoppiati nel tempo, con l’acquisizione di una stanza in condivisione con la chiesa valdese adiacente (dove si trova la sezione di narrativa e per ragazzi) e un’altra, di proprietà della Tavola valdese, che prima era la sala delle Bibbie e ora è lo spazio della saggistica. Il problema, spiega Luci, è che occorre salire dei gradini, e questo non facilita l’accesso degli utenti.
La libreria di Roma nacque come “Libreria di Cultura religiosa” nel 1952, quindi a metà strada fra le storiche librerie Claudiana di Torre Pellice e Torino (nate negli anni Trenta-Quaranta) e le più recenti di Milano e Firenze (aperte rispettivamente nel 1968 e nel 2000), anche se è entrata a fare parte del “gruppo” Claudiana solo nel 2004.
La scelta del nome, spiega Luci, rispondeva al fatto di non voler dare una caratterizzazione in qualche modo “escludente” (come “evangelica” o “protestante”) «per non limitare l’accesso del pubblico, o la percezione di ciò che si poteva trovare all’interno e non creare dei “muri”».
Tra i suoi fondatori c’era il teologo Vittorio Subilia, professore della vicina Facoltà valdese di Teologia, ma la libreria non era soltanto “religiosa”: «Seppur in piccolo, addirittura mettendo sugli scaffali due file di libri, anche in piani irraggiungibili al pubblico, fin dalle origini erano presenti testi di narrativa, saggistica, attualità, e anche per bambini e ragazzi. C’era anche l’importazione di libri di teologia dall’estero, quindi multilingue, che poi nei decenni si è ridimensionata».
Con l’aumento degli spazi si è ampliata la quantità complessiva di libri, quindi, ma non la diversificazione dei generi semmai sono cambiati i temi specifici dell’attualità, per esempio oggi c’è più attenzione per le tematiche Lgbt o legati alle donne), e la libreria continua a essere un’importante “finestra aperta” del protestantesimo nella città: la posizione è strategica, anche come punto di riferimento per chi si trova a passare in piazza Cavour e ha bisogno di informazioni, ricorda ancora Luci: «Siamo uno dei pochi luoghi aperti al pubblico, anche se il fatto di trovarci proprio nella chiesa è in parte uno svantaggio, perché molti non ci riconoscono come libreria: un paio di settimane fa abbiamo avuto un signore di una certa età, che abita qui dagli anni Ottanta, che ci ha detto che non si era mai accorto che ci fosse una così bella libreria...».
L’apertura alla città si è espressa anche con l’organizzazione di presentazioni di libri, conferenze, e a settembre 2019 si era creato un circolo dei lettori che era partito con slancio, con un pubblico misto, in gran parte esterno alle chiese. Purtroppo la pandemia ha bloccato tutto: «Per ora non abbiamo ripreso, vogliamo essere sicuri di non dover alternare aperture e chiusure, speriamo che con l’autunno la situazione si sia stabilizzata», commenta la libraia, che sulla pandemia spiega che il cambiamento ha riguardato un aumento di affluenza degli abitanti del quartiere. «Ci troviamo in una zona di uffici privati e con la Corte di Cassazione, che con la pandemia sono andati in smartworking, quel tipo di pubblico è stato sostituito dalla gente del quartiere, che magari prima si serviva delle librerie più grandi, delle catene. Con la pandemia, diversi hanno preferito la nostra libreria, più piccola, con ingressi contingentati e minor rischio di affollamenti. Nell’ultimo periodo abbiamo visto un ritorno degli uffici, ma negli ultimi giorni, causa la situazione di crisi portata dalla guerra, tutto è nuovamente bloccato».