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Occuparsi senza preoccuparsi

Un giorno una parola – commento a Matteo 6, 27

Non c’è uomo che abbia potere sul giorno della morte
Ecclesiaste 8, 8

Chi di voi può con la sua preoccupazione aggiungere un’ora sola alla durata della sua vita?
Matteo 6, 27

Da ragazzo imparai un modo di dire molto saggio. Vorrei riproporlo anche a voi care lettrici e cari lettori. Più o meno fa così: «Se hai un problema da affrontare e puoi occupartene allora non preoccuparti. Se non puoi occupartene allora non preoccuparti perché non c’è nulla che puoi fare».

Il gioco di parole può sembrare artificioso ma, a mio modesto avviso, efficace per comprenderne il senso. Spesso ci preoccupiamo per cose futili o per situazioni che non spetta a noi gestire. Questo genera tanta frustrazione e insoddisfazione. L’ansia di dover essere sempre adeguati e all’altezza delle situazioni, tante volte, complica più le cose di quanto possa facilitarle. L’ansia è una risposta normale ed adattiva del nostro corpo dinanzi alle sollecitazioni esterne e autoimposte della vita. In questo periodo di sollecitazioni ne abbiamo avute veramente tante e in un lasso di tempo troppo breve. Questa condizione, però, può portare a conseguenze veramente gravi sia al corpo che alla mente. Il verso di oggi ci mette con i piedi per terra. Perché ti preoccupi? Quale traguardo pensi di poter raggiungere con la tua preoccupazione? Gesù ci porta a considerare che, mentre i nostri pensieri si agitano per il futuro, le lancette del presente scorrono. Con la nostra ansia per ciò che sarà domani rischiamo di non riuscire a vivere ciò che è oggi. Gesù ci chiama a vivere il presente e ad essere presenti. Tutto ciò è realizzabile solo se impariamo a dipendere da lui che si occupa per liberarci dalle inutili preoccupazioni.

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