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Minniti a parlare di pace? No grazie

Polemiche per il previsto intervento al convegno Mediterraneo frontiera di pace” dell'ex ministro, autore degli accordi Italia-Libia per la gestione dei flussi migratori

Mediterraneo frontiera di pace” è il nome dell’incontro fortemente voluto dai vescovi cattolici italiani che ha preso il via ieri a Firenze, presentato in pompa magna, con la partecipazione anche di molti sindaci, e in chiusura con gli interventi previsti del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e di papa Francesco.

Quale il senso dunque della presenza, a parlare di pace, di chi è stato il promotore e firmatario dei tragici accordi di cooperazione fra Italia e Libia, volti al controllo dei flussi di persone nel mare Mediterraneo?

 Questo si sono chiesti i tanti preti, sacerdoti e poi rappresentanti di organizzazioni umanitarie di fronte all’invito fatto dalla stessa organizzazione del forum a Marco Minniti, ministro degli interni fra la fine del 2016 e la metà del 2018, gli anni della stipula del memorandum italo-libico che ha consegnato ai lager nord africani e ai loro gestori-torturatori oltre 80mila persone, finite vittime di violenze inimmaginabili, torture, stupri e abusi. 

Minniti inoltre dallo scorso anno è presidente della Fondazione Med-Or, creata da Leonardo (ex Finmeccanica, colosso industriale, fra le maggiori società produttrici di armi del nostro Paese, esportate in tutto il mondo) con «l’obiettivo di promuovere attività culturali, di ricerca e formazione scientifica, al fine di rafforzare i legami, gli scambi e i rapporti internazionali tra l’Italia e i Paesi dell’area del Mediterraneo allargato fino al Sahel, Corno d’Africa e Mar Rosso».

«La memoria di La Pira non può essere inquinata da un rapporto astuto con l’industria delle armi in Italia, con la Fondazione Med-Or, la Fondazione di Leonardo» ha scritto in un articolo su Città Nuova, il periodico dei focolarini, Massimo Toschi, già assessore regionale toscano.

«Questo è indispensabile per l’unità del mondo – scriveva infatti La Pira, sindaco di Firenze dal 1951 al 1965 e instancabile promotore di pace e dialogo-: denuclearizzare l’Europa e il Mediterraneo, togliere dall’Europa e dal Mediterraneo le due tende del terrore (la Nato e il Patto di Varsavia) e piantare in essa, a servizio dei popoli del terzo mondo e di tutti i popoli della Terra, la tenda della pace».

«Ecco la strategia di La Pira. Ecco la distanza di La Pira con Leonardo» commenta Toschi.

Venerdì pomeriggio, mentre l’ex ministro parlerà ai sindaci del Mediterraneo, si svolgerà un contro appuntamento organizzato da Mediterranea, alla quale parteciperà, tra gli altri, Cecilia Strada. Perché un modo diverso di parlare, e di fare la pace, esiste.

«Il Mediterraneo è il grande lago di Tiberiade della famiglia abramitica. Spero sia davvero segno di pace soprattutto nel contesto così drammatico come quello che stiamo vivendo» ha commentato il presidente della Cei Gualtiero Bassetti. 

Forse, se davvero si vuole parlare di pace senza ipocrisie, sarebbe il caso di dare maggior voce a vari soggetti che Toschi cita nel suo articolo: i portuali di Genova che rifiutano di far transitare dal porto armi e forniture militari, il Comitato per la riconversione dell’industria militare Rwm in Sardegna, alle associazioni cattoliche, protestanti, laiche che chiedono di bandire le armi nucleari sul nostro territorio.

«I sì e i no dei cristiani sono decisivi nel Mediterraneo – conclude Toschi -, in questo crinale della storia. Davanti a Gerusalemme, a Beirut, ad Aleppo, a Gaza siamo chiamati davvero a sperare contro ogni speranza, spes contra spem». E a compiere piccoli grandi gesti, simbolici ma che sono segnale che una narrazione differente è possibile, ancor più oggi che la guerra ancora una volta entra prepotentemente nella cronaca.

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