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L’amore di Dio.

Un giorno una parola – commento a Salmo 57, 1

Abbi pietà di me, o Dio, abbi pietà di me, perché l’anima mia cerca rifugio in te; e all’ombra delle tue ali io mi rifugiofinché sia passato il pericolo
Salmo 57, 1

Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia
Giovanni 1, 16

Chi sa pregare, chi sa rivolgersi al Signore ha una grande fortuna: può contare su una risorsa interiore sempre e comunque, anche quando viene a mancare tutto ciò a cui la speranza umana si può aggrappare. La fede nel Signore porta con sé come primo dono un aumento della fiducia in se stessi, fondata non più sulle proprie capacità (che intuitivamente è molto difficile valutare da soli e che può essere per molti versi una trappola) oppure su una generica fiducia nella propria fortuna o in un vago ottimismo, ma su un amore sulle cui forme è ben difficile esprimere valutazioni, ma che, una volta accettato, non lascia dubbi sul suo peso e sulla sua importanza. 

Una volta che abbiamo accettato l’amore del Signore, non possiamo che riconoscerne la smisurata grandezza, anche se non ne capiamo la forma. Resta il fatto che le avversità, il dolore, le disgrazie, la cattiva sorte in generale, tendono a diminuire la fiducia, a volte anche quella in Dio. In un certo senso, è come se questa risorsa comune rischiasse di venir meno proprio nel momento in cui è più importante. 

Io credo però che l’amore di Dio sia maggiore verso chi ne ha più bisogno, soprattutto se soffre, anche se questo non ha più fede, o semplicemente non ha più fiducia. Per altro, non credo che Dio voglia meno bene a chi è felice, o che prediliga la sofferenza. Mi sembra un pensiero assurdo, una distorsione tutta umana. Io non sono nessuno per poter parlare di come o cosa sia l’amore di Dio, ma penso che non possa essere uguale a quello umano, e che possa essere maggiore verso chi soffre, anche senza fede, ma non per questo inferiore verso chi è felice. È assurdo, ma per me è così. Pur non potendo descrivere l’amore di Dio, sono sicura che è ben diverso da quello umano, più alto, più potente, più assurdo.   

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