Temere Dio
03 dicembre 2021
Un giorno una parola – commento a Esodo 9, 34
Quando il faraone vide che la pioggia, la grandine e i tuoni erano cessati, continuò a peccare, si ostinò in cuor suo, lui e i suoi servitori
Esodo 9, 34
Disprezzi le ricchezze della sua bontà, della sua pazienza e della sua costanza, non riconoscendo che la bontà di Dio ti spinge al ravvedimento?
Romani 2, 4
Mosè sa benissimo che il faraone e i suoi servitori per l’ennesima volta non “temeranno” il Signore. E nonostante la confessione di peccato che il faraone fa davanti a Mosè, nonostante l’ammissione di colpevolezza e la dichiarazione che solo Yhwh è giusto, il faraone continua a peccare. Il suo cuore ostinato è indurito dalla sua pretesa di essere dio e che ogni altro dio avrebbe dovuto dimostrare di essere ostinato e duro almeno quanto lui. Perciò di un dio che di fronte alle sue suppliche decide di calmare la sua ira, il faraone non ha paura. Crede di avere sempre e comunque la possibilità di convincerlo fino a quando non avrà più piaghe da far cadere sull’Egitto e tutto si calmerà. Quale dio affiderebbe la sua voce ad un “lento di parola e di lingua” come Mosè, un ebreo allevato alla corte regale che si era macchiato dell’omicidio di un egiziano? Solo quelle strane sciagure che Mosè profetizza e che si realizzano lo mettono sull’attenti, ma in cuor suo non crede ad un dio di un popolo schiavo. Questo è il peccato del faraone: proclamare con la lingua che Yhwh è giusto, mentre il suo cuore continua a credere di poterlo fare schiavo, così come ha fatto con il suo popolo.
Il racconto biblico ci insegna che è troppo facile sottomettersi a Dio quando le cose vanno male, se nei momenti di tranquillità si è pronti a rinnegarlo. Temere Dio non significa solo averne paura, ma significa credere che Lui è il Signore della nostra vita. Come cantarono gli israeliti in fuga dall’Egitto: “Il Signore è la mia forza e l’oggetto del mio cantico; egli è stato la mia salvezza” (Es. 15, 2). Amen!
Immagine: Mosè con le tavole della legge, Benvenuto Tisi da Garofalo, Pinacoteca Nazionale-Palazzo dei Diamanti (Ferrara)