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La mano benedicente di Dio

Un giorno una parola – commento a Deuteronomio 28, 1.6

Ora, se tu ubbidisci diligentemente alla voce del Signore tuo Dio, sarai benedetto al tuo entrare e benedetto al tuo uscire 
Deuteronomio 28, 1.6

Dice Gesù: «Chiunque avrà fatto la volontà del Padre mio, che è nei cieli, mi fratello, sorella e madre»
Matteo 12, 50

Tutta la nostra vita è fatta di porte che incontriamo nel nostro cammino. Porte che si aprono e porte che si chiudono. Porte attraverso cui vogliamo entrare ad ogni costo e porte attraverso cui vogliamo uscire di corsa per sfuggire a ciò che non ci piace. Ogni porta è una scelta che ci conduce all’interno di un tempo nel quale vivere e di uno spazio di questo mondo da occupare; un tempo più o meno lungo, più o meno piacevole, un luogo più o meno comodo, più o meno confortevole. Ci sono porte che si aprono e si chiudono velocemente, altre dalle quali non riusciamo ad entrare, altre ancora dalla quali non riusciamo più ad uscire. Ci sono porte che tentiamo di scassinare per il desiderio che ci spinge a far parte di un tempo e di uno spazio che crediamo essere meraviglioso, altre porte che nemmeno sfioriamo perché il tempo e lo spazio che celano non ci interessa oppure ci fa paura. 

Il versetto tratto dal libro del Deuteronomio ci parla di benedizione nell’entrare e nell’uscire. Mi piace pensare che la benedizione sia la mano di Dio che ci accompagna al di là di ogni porta che incontriamo nella nostra vita. Una mano che ci aiuta ad aprire quelle porte che per pigrizia od ostinazione ci rifiutiamo di aprire. Una mano che ci aiuta ad aprire le porte chiuse che ci imprigionano in tempi difficili e in spazi angusti, che limitano la nostra esistenza. Una mano che ci sa dirigere verso l’unica porta che apre a tempi sicuri, a vie di gioia, a cammini di libertà: Gesù. Accettare questa mano significa ascoltare la voce di Dio e amare i suoi comandamenti, perché l’obbedienza senza amore è solo costrizione. Amen!

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