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La nuova famiglia in Cristo

Un giorno una parola – commento a Efesini 2, 19

Presso di te l’orfano trova misericordia
Osea 14, 3

Non siete più né stranieri né ospiti; ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio
Efesini 2, 19

Il Signore della pace è Signore di unità. La sua è la prima famiglia allargata della storia. In essa non ci sono barriere, etniche o di genere, sociali o religiose. Gli ex pagani, che al di là della conversione sicuramente si portavano dietro contaminazioni culturali provenienti dal loro mondo di fede idolatra, quando l’apostolo Paolo si rivolge agli Efesini, erano a pieno titolo nelle comunità di Cristo. Il discorso della comunità di fede come nuova famiglia in Cristo, come cellula di una società unita nella complessità, in pace nelle differenze, è ricca di riflessioni utili all’oggi. Se ne ricava: 1) la pace, di cui è portatore Gesù il Cristo, non è semplice assenza di guerra; 2) l’unità di cui il corpo di Cristo si fa latore non è omologazione; 3) il diritto di cittadinanza nella casa del Signore segue il dovere al riconoscimento reciproco, il divieto di delegittimazione dell’altro e di scomunica. «Lui è la nostra pace – scrive l’apostolo – lui che dei due popoli ne ha fatto uno». La proposta di riconciliazione passa attraverso la coabitazione nello stesso spazio di fede nell’unico Dio incarnatosi in Cristo. Ma se tentassimo un colpo d’ala e proseguissimo il filo logico di questa predicazione e immaginassimo la casa del Signore come un luogo d’incontro di tutti i credenti, il luogo dove le peculiarità confessionali non si perdono, ma non sono neppure essenziali per accedervi? Un luogo dove le identità sono secondarie davanti al Signore perché ai Suoi occhi sono davvero secondarie! Temeremmo di perderci o di ritrovarci? Temeremmo, come i giudei della conferenza di Gerusalemme, di smarrire i nostri dati anagrafici, ciò che ci distingue oppure, come Simon mago, temeremmo di perdere potere? Non si tratta di abbattere le chiese, ma di non dimenticarne i limiti, la parzialità, il loro destino di essere superate con l’avvento del regno di Dio.

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