La dimensione “rigenerata” dei figli e delle figlie di Dio
31 agosto 2021
Un giorno una parola – commento a I Giovanni 3, 2
Così parla il Signore: «Come ho fatto venire su questo popolo un gran male, così farò venire su di lui tutto il bene che gli prometto»
Geremia 32, 42
Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato ciò che saremo. Sappiamo che quand’egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo com’egli è
I Giovanni 3, 2
La rivelazione del Padre attraverso il Figlio è concetto fondamentale negli scritti di Giovanni, nei quali non troviamo i sostantivi per rivelazione ma i “verbi”. L’epifania del Figlio ci ha consentito di “vedere” il Figlio “nella carne”, la condizione attuale del credente, ma sappiamo che un giorno sarà anche manifestato “come saremo” simili a lui quando lo “vedremo” così come egli è ora, il glorificato e innalzato alla destra del Padre. La rigenerazione già ora ci fa simili a come era lui durante il tempo della sua carne, ma lavora dentro di noi per trasformarci in quello che saremo pienamente quando egli sarà manifestato in forma definitiva. Questo è quello che sappiamo (o conosciamo): che saremo simili a Lui quando lo vedremo così come egli è ora “Noi vedremo il nostro Signore e saremo come Lui”.
La nascita del Verbo dal basso anticipa la nostra nascita dall’alto, e segna anche il carattere “etico” della nuova vita ricevuta da Dio: una vita nell’amore e nella giustizia che imita la vita terrena di Gesù ed evita il peccato. Non si può parlare di vedere o conoscere l’amore di Dio se viviamo consciamente nel peccato. Quello che sembra implicito in questa riflessione sarebbe che la nuova vita dovrebbe essere simile alla vita senza peccato di Cristo, la vita nella famiglia di Dio è imitazione del modello. Quello che ci è rivelato è che vi è un rimedio contro il peccato: l’epifania del Verbo significa dunque che “il peccato è tolto”. Diventando figli nel Figlio entriamo nella dimensione “rigenerata”, dove il peccato “è stato tolto”, e siamo in attesa della nostra giustificazione, “quello che saremo” quando lo vedremo così come Egli ora è.