«Avvocati dell’uguaglianza»: tra diaconia e «evangelicità»
25 agosto 2021
Giovanni Comba, presidente della Commissione sinodale per la diaconia: «L’accoglienza è utile per riscoprire un nuovo spirito diaconale»
Il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi (massimo organo decisionale dell’Unione delle due chiese) che si sta svolgendo in questi giorni a Torre Pellice, in provincia di Torino, stamane ha dedicato in apertura dei lavori la sua attenzione alla diaconia.
Parola evangelica – diaconia – che designa il servizio verso il prossimo, l’impegno che le chiese dedicano alle attività sociali.
La Diaconia valdese - Commissione sinodale per la diaconia (Csd) è appunto l’ente ecclesiastico che gestisce strutture e servizi di assistenza e accoglienza occupandosi di anziani, minori e giovani, disabili, adulti in difficoltà, migranti e attività di volontariato.
Stamane i lavori e la discussione sono stati aperti con la relazione presentata dal presidente, Giovani Comba.
Quattro i punti essenziali presentati da Comba: la necessità di potenziare l’accoglienza diffusa - iniziata con i progetti Sprar. «L’accoglienza - ha rilevato Comba - è utile per riscoprire un nuovo spirito diaconale». Aggiungendo che, «molte persone stanno arrivando in questi giorni dalla Bosnia (Rotta Balcanica, ndr) e quattro famiglie in fuga da Kabul in questi giorni saranno affidate alla Csd, e altri due nuclei familiari saranno ospitati a Torino».
Non di sola accoglienza si occupa la Diaconia valdese, «l’Italia si avvicina al Giappone in quanto a longevità», dunque oggi è sempre più necessario occuparsi delle persone anziane: «Gli anziani sono come un vaso di ceramica in precario equilibrio su una base stretta - ha chiosato Comba -, non possiamo non sostenerli». Tra le indicazioni pratiche, Comba ha ricordato quanto l’assistenza domiciliare agli anziani possa essere una buona pratica per ritardare ingressi nelle strutture di assistenza.
Per far ciò, «oltre all’impegno quotidiano - prosegue - è necessaria (terzo punto, ndr) la formazione. Formazione che dev’essere percepita non come un costo, bensì come un investimento. Formazione, dunque, intesa come crescita professionale e diaconale; testimonianza evangelica che le chiese e le strutture sono chiamate ad assolvere. Per essere efficaci anche con le parole, e non solo con le azioni. Parole e azioni, per esprimere la nostra testimonianza evangelica».
L’ultimo focus proposto da Comba stamane è stato quello dedicato «alla Salvaguardia del Creato». Chiese e opere devono essere «parte attiva nella società - ha concluso il presidente della Csd» - e sono chiamate a essere (come emerge nell’ordine del giorno votato e approvato oggi, ndr): «avvocati dell’uguaglianza».
«Un ordine del giorno - (è stato detto oggi dalla pastora valdese, Daniela Di Carlo) - che va nella direzione giusta, indicata anche dal nostro settimanale (Riforma, ndr). Un modello, quello delle nostre chiese e opere diaconali, che potrebbe essere certamente d’esempio per la società in cui viviamo. Certo, senza perdere mai di vista il tema dell’evangelicità della rete di opere diaconali».
Rete che dev’essere sempre estesa: tra locale e globale (glocale dunque, ndr), ha osservato il membro di chiesa Giovanni Leoni.
Tra gli interventi (davvero numerosi stamane) anche quello del pastore valdese Paolo Ribet che – ricordando quanto le chiese e la diaconia siano state capaci di rispondere alle domande del nostro tempo – ha rilevato: «La “visione” del mondo che circonda è stata efficace, la diaconia non è una attività della chiesa: è il nostro modo di essere chiesa. La formazione continua è altresì la riflessione continua sulla nostra “evangelicità”» ribadendo, dunque, “l’evangelicità” delle opere. «Evangelicità», che non può mai esser persa di vista ha ribadito William Jourdan, bensì «sempre ricercata», chiedendo di fatto l’integrazione nell’ordine del giorno di una menzione ad hoc.
Integrazione come quella richiesta dal professor Lothar Vogel in tema di persone non autosufficienti e quella «della collaborazione chiese locali», indicata dalla pastora Thesie Mueller. Una missione, quella della Diaconia valdese, «una advocacy (politica)», come ricordato dal pastore Bruno Gabrielli, importante come ha affermato il medico e delegato al Sinodo, Marco Rolando, citando l’esempio del progetto «Morfeo», dedicato ai bambini con spettro autistico e nel quale si è condensato tutto il senso della bella discussione odierna: «diaconia, opere, formazione tecnica, teologica e evangelica».
Una diaconia dunque (per concludere citando l’intervento del delegato Libero Ciuffreda): «Capace di fornire assistenza e non mero assistenzialismo».