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Non profanare il nome di Dio

Un giorno una parola – commento a Levitico 22, 32

Dice il Signore: «Non profanerete il mio santo nome»
Levitico 22, 32

Come colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta
I Pietro 1, 15

Non profanerete il mio santo nome. Come pronunciare questo versetto senza essere invasi dal rossore e dalla vergogna? So bene che al giorno d’oggi stentiamo ad arrossire e vergognarci, ci sembrano sentimenti superati, buoni per le signorine dell’Ottocento, eppure non dovremmo vergognarci almeno un pochino per l’usurpazione che è stata fatta nel corso dei secoli del nome del Signore?

Il versetto 32 prosegue dicendo “affinché io sia santificato in mezzo ai figli d’Israele”, “Non profanerete il mio santo nome, affinché io sia santificato in mezzo ai figli d’Israele”.

Non è necessario citare le crociate nella cosiddetta Terra Santa, le guerre di religione che hanno insanguinato l’Europa e nemmeno le missioni in Sud America che hanno sterminato popoli interi o il Gott mit uns che ha causato milioni di morti. Ma che testimonianza abbiamo dato così facendo? Quale Dio abbiamo santificato mentre uccidevamo donne e bambini? A quale fede atroce e disumana li abbiamo obbligati a chinare la testa?

Ma anche senza pensare a quegli orrori, dei quali tutto sommato ci sentiamo innocenti, quale testimonianza diamo quando ci facciamo coinvolgere in discussioni più o meno violente con le altre confessioni cristiane, e perfino al nostro interno?

Ci sentiamo davvero così santi da poter affermare di essere noi, e solo noi, quelli a cui il Signore si è rivolto, come si vede dalle nostre azioni? Senza voler cadere nel relativismo e non volendo elevare il dubbio a codice interpretativo dell’intera esistenza, non dovremmo vergognarci almeno un po’ pensando con quanta leggerezza e disinvoltura ci accaparriamo il Nome di Dio, lo facciamo nostro, lo sbandieriamo e con ciò facendo lo profaniamo?

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